Falchi e tecnici non giovano all’economia

Raffaele

Marmo

Non c’è più da tempo Mario Draghi all’Eurotower. E si vede. E così il piglio da falco "tecnico" di Cristine Lagarde su tassi e inflazione rischia di produrre più danni che benefici. Fa bene, dunque, il Ministro Guido Crosetto a sollevare il caso. Ma il j’accuse sarebbe ancora più fondato se il governo Meloni abbandonasse, a sua volta, le rigidità ideologiche sul Mes.

La partita doppia Roma-Francoforte-Bruxelles è, per molteplici versi, intrecciata. Ma, per intenderla al meglio, vale la pena sbrogliarla. Sono mesi che il "faremo tutto ciò che è necessario" dell’ex presidente italiano della Bce è diventato il "faremo quel che va fatto" dell’attuale numero uno della Banca centrale europea. Con una differenza di approcci e di modalità operative che fanno sentire i loro effetti. Da un lato, la "politica" che ha salvato l’Euro e l’Europa. Dall’altro, un atteggiamento tutto "tecnicista" hawkish, da falco, che, pur di stabilizzare i prezzi a ogni costo, può, però, far deragliare l’economia verso la recessione. Oltre che avere impatti, come li ha già avuti, sui mercati e sulle tasche di cittadini e imprese.

Dunque, si comprende la reazione di un Ministro solitamente prudente, come Crosetto, che stigmatizza il "regalo di Natale" della Lagarde, pubblicando su Twitter il grafico dell’innalzamento dello spread e quello del valore del Btp in discesa. E, del resto, la stessa Giorgia Meloni aveva parlato qualche settimana fa, non a caso, di "decisione da molti reputata azzardata".

Il punto è che da Francoforte si sottolinea, nelle stesse ore, anche la mancata ratifica italiana del cosiddetto Fondo Salva-Stati o Mes: e qui il temporeggiare ostruzionistico della maggioranza finisce per diventare un boomerang. Perché se è vero che il nuovo Meccanismo europeo di stabilità è stato al centro dei no e dei veti di Fratelli d’Italia e Lega durante la campagna elettorale e la fase dell’opposizione, è altrettanto vero che la Meloni potrà mostrare, come ha fatto finora, il massimo del realismo politico da premier. Quello che sembra avere la Lagarde.