Notizie così vere da sembrare false

L’uomo vestito da water, la nonna che dirige il traffico col phon: ecco l’almanacco delle finte fake news

"Vorrei che questa fosse una notizia falsa": un cartello ironico in manifestazione

"Vorrei che questa fosse una notizia falsa": un cartello ironico in manifestazione

Roma, 13 novembre 2019 - Tutti noi diciamo di aspirare alla verità ma – volenti o nolenti – non possiamo avvicinarla se non attraverso le menzogne del linguaggio, soprattutto oggi che i propalatori di fake news apocalittiche sui social media imperversano e impazzano con le loro bufale (e certi politici non sono da meno). Causa loro, quel “coraggio di dare la notizia” che fu a lungo un mito del giornalismo rischia sempre più di trasformarsi in una sfida a chi le spara più grosse, puntando sulla credulità di un pubblico amabilmente predisposto a bersi di tutto.

Qualche esempio? Nessuna persona sensata crederebbe mai che un’anziana signora di Nottingham sia riuscita a disciplinare le troppe auto che sfrecciavano vicino a casa sua brandendo un phon, scambiato dagli automobilisti indisciplinati per un rilevatore-laser. E cosa dire di quell’avvocato russo che ha intentato un’azione legale per il possesso delle nuvole? Quanto al tizio vestito da Zorro con tanto di spada, che scatena il panico all’aeroporto di Los Angeles, non sembra uscito direttamente da Animal House?

D’accordo, obietterete voi: inventarsi di sana pianta fatti di Paesi lontani è sin troppo facile. Ma le cose non cambiano affatto se diamo uno sguardo nel cortile di casa nostra. Prendete quel maturo automobilista carpigiano che se ne andava in giro travestito da water, con tanto di carta igienica allegata; oppure la barista un po’ ciucca che, risalita in macchina dalla parte sbagliata, ha accusato la pattuglia che l’aveva fermata di averle rubato il volante: più fake news di così… E invece no: parola di Cristiana Minelli, scrittrice e giornalista modenese dallo stile brillante e pieno d’ironia, che ha appena pubblicato con una spiritosa prefazione di Vittorio Orsenigo Questa non me la bevo. L’almanacco delle news talmente vere che sembrano fake (ed.Ultra, pagine 254, euro 14).

«Il pianeta Terra – sostiene l’autrice – ogni giorno si racconta anche attraverso notizie bislacche che tuttavia lo rappresentano». In un pazzo mondo che rende indistinguibili i fatti veri dalle fake news, le notizie bizzarre diventano lo specchio anamorfico della nostra realtà sottosopra. E allora tanto vale partire dagli antipodi: lo sapevate che in Australia c’è un pappagallo capace non solo di suonare la batteria, ma di farlo seguendo un ritmo non casuale? E che un suo collega americano di nome Einstein, quando è in vena, si esibisce in Smoke on the Water dei Deep Purple, mentre un altro pappagallo è stato arrestato e messo in gabbia perché faceva il “palo” in una banda di ladri, non all’Ortica come nella canzone di Jannaci, ma nel lontano Brasile? Aveva davvero ragione Totò: «il mondo è bello perché è avariato». Di tale verità incontrovertibile Questa non me la bevo è un catalogo esemplare, così ricco di sense of humour che – anziché deprimerci per la nostra credulità – ha il paradossale effetto d’un elisir terapeutico e corroborante, da bersi tutto d’un fiato.

Aveva davvero ragione Charles Bukowski: «La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto». Non c’è che l’imbarazzo della scelta: dalla ragazza che «sul treno alle otto del mattino fa colazione con le zucchine ripiene mentre studia le ondate spermatiche» ai cinesi che dopo la politica maltusiana del figlio unico hanno adottato quella del cane unico; dai poliziotti di Copenaghen che abbracciano tutti i ciclisti col casco, al ministro per lo sviluppo rurale del Madhya Pradesh, in India, che ha regalato a settecento sposine una mazza tipo baseball per tenere sotto controllo i mariti ubriachi e maneschi. Tutte notizie così vere da sembrare false. Che male c’è? Secondo P.T. Barnum, straordinario creatore di “fake” circensi, «molte persone, nel complesso, sono ingannate dal non credere in nulla, e non dal credere troppo». Non si potrebbe dire meglio di così.