Imane Fadil, la procura: "Massiccia presenza di metalli pesanti in sangue e urina"

Il pm: "Dalla clinica Humanitas nessuna comunicazione prima della morte". Attesi i risultati dell'autopsia che chiarirà se la vittima sia venuta in contatto con sostanze radioattive

La modella marocchina Imane Fadil (Ansa)

La modella marocchina Imane Fadil (Ansa)

Roma, 18 marzo 2019 - I primi esami su Imane Fadil confermano i sospetti. Nel sangue e nelle urine della modella, morta il primo marzo, sono stati trovati metalli pesanti (cadmio, antimonio, cromo, molibdeno) in percentuali massicce, anche molto superiori rispetto alla norma. A dare la notizia è il Procuratore di Milano, Francesco Greco. 

ALTA PRESENZA DI METALLI PESANTI - L'attenzione degli inquirenti, che indagano per omicidio volontario, è in particolare concentrata sulla presenza sostanziosa, nei liquidi biologici della donna, di antimonio (riscontrato nella misura i 3 mg per litro contro un range che va dallo 0,02 allo 0,22) e di cadmio urinario (7 mg per litro contro un range che va da 0,1 allo 0,9). E c'è da considerare un fatto: il sangue prelevato per gli esami "era stata lavato e sostituito, nonostante ciò i valori erano elevati".  Durante il ricovero alla clinica Humanitas, prima di morire, Imane era stata infatti sottoposta a numerose trasfusioni

"L'OSPEDALE NON HA INFORMATO LA PROCURA" - Era stata la stessa modella, testimone chiave dei processi Ruby contro Silvio Berlusconi (la prima a scoperchiare il vaso di pandora sul bunga bunga di Arcore) a confessare di aver paura di essere stata avvelenata. I medici ne furono informati il 12 febbraio, due settimane dopo la data del ricovero. Ma da qui all'inchiesta post-mortem c'è un 'vuoto' di 15 giorni: la struttura ospedaliera "non ha comunicato né alla procura, né alla polizia" il ricovero sospetto, spiega il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Fatto questo confermato dallo stesso direttore sanitario della clinica, ascoltato come persona informata sui fatti. Solo il giorno del decesso, il 1 marzo, la procura ha saputo della vicenda.

Le prime analisi per avvelenamento risalgono proprio al 12 febbraio scorso, quando la paziente era ancora in vita e comunicava i suoi timori: i risultati, resi noti ai medici il 22 febbraio, escludevano la presenza di arsenico e altri veleni più comuni. Quindi all' Humanitas "sono iniziate una serie di analisi più approfondite" - alla caccia di sostanze sospette come i metalli pesanti nel sangue e nelle urine - che, però, non sono servite a scongiurare la morte della 34enne. Il tutto, lo ripetiamo, senza segnalare il caso in procura. 

CAUSE DELLA MORTE ANCORA DA CHIARIRE - La procura ancora non si pronuncia sulle cause della morte. Per capire se Imane Fadil possa essere stata uccisa con sostanze radioattive, bisogna infatti attendere gli esiti degli accertamenti sui metalli pesanti. I parametri di cadmio e antimonio rilevati sul corpo della donna, "di per sé non dicono nulla", ha precisato il pm Luca Gaglio. Non si conoscerà la loro pericolosità fino a quando non si conoscerà il valore dell'eventuale radioattività dei metalli che "si fissano sulle ossa" o su organi "come fegato e reni". "Al momento non abbiamo a disposizione gli isotopi", dice il magistrato. Sono gli isotopi infatti (atomi che compongono degli elementi chimici e che possono essere o meno radioattivi) a dare informazioni sulla radioattività. 

I risultati sono attesi a giorni e solo dopo - tra giovedì e venerdì - ci sarà l'autopsia che sarà eseguita da un pool di esperti guidati dall' anatomopatologa Cristina Cattaneo, insieme al Nucleo radiologico e batteriologico dei vigili del fuoco.