Venerdì 19 Aprile 2024

Facebook-Apple, lotta all'ultimo dato. Dietro la privacy ballano miliardi

La Mela consentirà agli utenti di non farsi tracciare. L’ira di Zuckerberg: "La Rete cambierà in peggio". L’amministratore delegato di Cupertino: una tecnologia etica non fa diventare prodotti i propri clienti

L’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, 60 anni. Guida la società dal 2011

L’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, 60 anni. Guida la società dal 2011

Il sogno è quello di vedere Mark Zuckerberg, sfinito, urlare con la voce rotta: "Adrianaaaa". Il match più atteso, quello che si sta preparando da anni nella Silicon Valley, sta per iniziare. E più che una sfida di pugilato alla Rocky Balboa, sarà un incontro di senza esclusione di colpi alla Van Damme. All’angolo destro – 70,7 miliardi di fatturato e pantaloncini ovviamente blu – Facebook. All’angolo sinistro – 274,5 miliardi di giro d’affari e braghette rigorosamente argentate – Apple. La battaglia a tutto campo non sarà solo tra due colossi dell’informatica, ma tra due filosofie di vita e di business.

Il guanto digitale di sfida è stato ufficialmente lanciato da Tim Cook, l’ad della Mela, qualche settimana fa. In un intervento alla Giornata internazionale della privacy le ha cantate chiare al social più famoso del mondo, senza mai nominarlo direttamente. Una strategia molto 2008, stile Veltroni contro Berlusconi (anche se in quel caso non diede grandi risultati, visto che poi a vincere fu il Cavaliere). "La tecnologia per avere successo – ha attaccato il numero uno di Apple – non ha bisogno di enormi quantità di dati personali raccattati da dozzine di siti web e app. La pubblicità c’era e ha avuto successo per decenni senza bisogno di tutto questo. Se un business è costruito per ingannare i propri utenti e sfruttare i loro dati, allora non merita le nostre lodi, ma di essere riformato". Un ragionamento complesso, che la mente raffinata di Ivan Drago avrebbe mirabilmente riassunto in cinque parole: "Io ti spiezzo in due".

A scatenare l’ira di Cook erano state le pubblicità che Facebook aveva comprato sui più prestigiosi quotidiani americani per puntare il dito contro Cupertino. "Le modifiche ai regolamenti per la privacy che Apple vuole imporre – questo era il senso del messaggio – cambieranno per sempre e in peggio Internet. Molti servizi che oggi sono gratis diventeranno a pagamento e a soffrire di più saranno le piccole imprese". In realtà, la Mela dal 2021 offrirà semplicemente la possibilità agli utenti di concedere il trattamento dei propri dati solo su base volontaria. L’impostazione di default sarà che nessun byte riguardante le proprie abitudini potrà lasciare il telefonino. L’arma fine di mondo contro Facebook, il cui business ruota tutto attorno al trattamento dei dati per vendere pubblicità il più possibile mirate.

"Il problema – spiega Justin Bariso di Inc.com – è che le filosofie di business dei due colossi sono diametralmente opposte. Apple è un marchio che vende un modo di vivere. E una parte di questo modo di vivere è avere più controllo sulla propria privacy. Facebook, invece, punta tutto sull’economia dei dati. Più ne raccoglie dai propri utenti, più può vendere pubblicità personalizzate in modo efficiente".

Anche perché collezionare e vendere dati, avverte Cook, ha i suoi costi. "Alla fine non si è più clienti di quell’azienda, ne si diventa il prodotto. Una tecnologia etica – ha spiegato il numero uno di Apple – lavora per te. Ti aiuta a dormire, non ti deve tenere incollato a fare qualcosa. Ti deve dire quando è ora di smettere. Ti deve dare spazio per dipingere, scrivere o imparare non per vedere ancora una volta se qualcuno ha postato qualcosa di nuovo".

E tra i due litiganti, come se ci fosse bisogno di dirlo, Google gode. Mountain View, che ha proprio in Facebook il più agguerrito concorrente nella vendita di spazi pubblicitari, ha già detto che si adeguerà al nuovo corso dettato da Apple. La possibilità di passare da paladini della privacy mentre si fa fuori un avversario è fin troppo ghiotta.