Rogoredo, Fabrizio Corona aggredito nel boschetto della droga: "Erano in 4 col coltello"

"L'hanno riconosciuto subito e attirato in una trappola"

Fabrizio Corona curato dal 118 dopo l'aggressione a Rogoredo

Fabrizio Corona curato dal 118 dopo l'aggressione a Rogoredo

Milano, 11 dicembre 2018 -  "Stasera mi sono recato nel Bosco della droga di Rogoredo, patria nazionale dello spaccio Italiano dove anche la polizia si rifiuta di entrare". Con queste parole in un post su Instagram, Fabrizio Corona, descrive la sua disavventura al boschetto di Rogoredo, nota piazza di spaccio. Il post è corredato da una foto dell'ex re dei paparazzi in ambulanza, coperto con un telo termico e segnato con l'ora: 22:47. Poco prima, stando al suo racconto, sarebbe stato aggredito, mentre con una troupe girava un servizio tv con telecamera e microfoni nascosti.

Fabrizio Corona curato dal 118 dopo l'aggressione a Rogoredo
Fabrizio Corona curato dal 118 dopo l'aggressione a Rogoredo

In base alla ricostruzione dei carabinieri è stato lo stesso fotografo a richiamare l'attenzione di una pattuglia del Radiomobile che passava dal boschetto raccontando di essere stato aggredito. L'ex re dei paparazzi, che non ha sporto denuncia, è stato trovato dai militari a torso nudo e in forte stato di agitazione. I sanitari del 118, giunti sul posto, lo hanno medicato senza portarlo in ospedale, perché Corona avrebbe rifiutato le cure. Corona - che in base alle restrizioni di libertà a cui è sottoposto, alle 23 avrebbe dovuto rincasare - era in compagnia di altri 5 uomini, operatori della troupe, che risultano illesi. 

"Lo hanno riconosciuto quasi subito e gli hanno detto 'ah tu puoi entrare' - ha raccontato uno dei cameraman - In realtà era un modo per attirarlo in trappola, gli hanno messo le mani in tasca e hanno trovato il ricevitore della telecamera nascosta. A quel punto ci hanno aggredito e siamo scappati"

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Stasera mi sono recato al Bosco di Rogoredo, patria nazionale dello spaccio italiano, dove anche la polizia si rifiuta di entrare. Mentre le uniche inchieste realizzate sono state fatte di giorno da giornalisti accompagnati da polizia di scorta a circondare la zona, Io mi sono recato lì solo con un operatore e un fonico per raccontare il parallelismo della mia tossicodipendenza e quella che colpisce l’Italia e la povera gente che vede uno stato inerme e una polizia disinteressata. Tutto questo solo per raccontare in maniera oggettiva, come ho sempre fatto, la realtà. Ora, in questo momento ringrazio Dio per aver protetto mio figlio Carlos Maria.

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"Mentre le uniche inchieste sono state fatte di giorno da giornalisti accompagnati da polizia di scorta a circondare la zona, io mi sono recato lì da solo con un operatore e un fonico per raccontare il parallelismo della mia tossicodipendenza e quella che colpisce L'Italia e la povera gente che vede uno Stato inerme e una polizia disinteressata" prosegue Corona su Instagram. "Tutto fatto solo per raccontare come ho sempre fatto in modo oggettivo la realta'" aggiunge, dedicando un pensiero al figlio: "Ora in questo momento ringrazio Dio per aver protetto mio figlio Carlos Maria".

IL LEGALE - "La denuncia è automatica in questi casi. Sono intervenute diverse pattuglie dei carabinieri e, da quel che so, hanno redatto una relazione di servizio. Non è stata una bella esperienza per lui". Così l'avvocato Ivano Chiesa, legale di Fabrizio Corona, ha commentato l'aggressione subita ieri sera dall'ex agente fotografico nel cosiddetto 'bosco della droga' di Rogoredo, alla periferia sud di Milano. "Stava girando un servizio con un operatore", ha spiegato l'avvocato. "È stato picchiato e circondato"Stava "lavorando, stava facendo una cosa buona, voleva documentare una situazione difficile" e lo faceva "nel rispetto degli orari" stabiliti dalle prescrizioni dell'affidamento terapeutico, perché "il fatto è avvenuto intorno alle 22 e lui deve rientrare a casa alle 23.30". Hanno aggiunto i legali di Corona.