Faac, vicenda infinita: il custode fa ricorso per il compenso troppo basso

Il tribunale civile ha stabilito un compenso di 250.000 euro, molto inferiore a quello concordato coi parenti di Mannini prima dell'accordo con la Curia

Michelangelo Manini era il proprietario Faac, multinazionale dei cancelli

Michelangelo Manini era il proprietario Faac, multinazionale dei cancelli

Bologna, 17 dicembre 2014 - Nuovo capitolo giudiziario sulla vicenda Faac. Il professor Paolo Bastia, che per 18 mesi è stato custode dell’azienda dei cancelli automatici lasciata da Michelangelo Manini all’arcidiocesi di Bologna, ha presentato ricorso contro la decisione del tribunale civile di liquidare il compenso suo e dei suoi collaboratori, fissando la somma complessiva di 250mila euro.

Nell’opposizione contro il provvedimento del giudice Maria Fiammetta Squarzoni, Bastia, assistito dagli avvocati Marcello Maggiolo e Stefano e Letizia Faldella, chiede che venga dichiarata valida ed efficace la sua rinuncia alla liquidazione giudiziale del compenso; oppure, in via subordinata, che il compenso venga rideterminato, in una somma che va da un minimo di 6,2 milioni ad un massimo di 24,9.

Quando, a inizio luglio, dopo l’ok alla transazione tra i parenti di Manini e la curia, si era chiuso il contenzioso civile sull’eredità, ed era stato revocato il sequestro dei beni, il custode aveva infatti depositato rinuncia alla liquidazione giudiziale. Come riferito in udienza da alcuni legali dei parenti, tra cui l’avv. Rosa Mauro che assiste Carlo Rimondi e Mariangela Manini, il compenso per la custodia era stato definito stragiudizialmente tra il custode e i familiari - per una cifra riservata ed evidentemente superiore ai 250mila euro.

L’accordo non riguardava la curia, rappresentata dall’avv. Michele Sesta. Il giudice, in ogni caso, decise di liquidare le spettanze: «trattandosi di ufficio pubblico - aveva scritto - non rileva la rinuncia al compenso». Contro questa decisione, Bastia e i suoi collaboratori si sono opposti e il ricorso è stato discusso in un’udienza, ieri, e la causa è stata rinviata ad aprile. Se il giudice dovesse dare ragione a Bastia, è quasi certo che il custode chiederebbe la cifra ottenuta in percentuale alla curia, in virtù dell’accordo già stretto coi parenti.