Ex vigilessa uccisa, svolta dal carcere Il fidanzato della figlia: sono stato io

Brescia, la confessione dopo la chiusura delle indagini. E anche le due sorelle (in cella) interrogate nella notte

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di Beatrice Raspa

Il triangolo diabolico si spezza. Ed è proprio lui, che sembrava il perno di una relazione malata, a confessare tutto. Svolta nel caso del delitto di Laura Ziliani, la vigilessa di Temù ritrovata dopo mesi nel greto dell’Oglio, per la cui morte sono in carcere le due figlie e Mirto Milani, fidanzato di una e amante dell’altra. In cella insieme alle due ragazze dal 24 settembre, ha ammesso le proprie responsabilità nell’omicidio commesso l’8 maggio di un anno fa. Lo ha fatto nel corso di un lungo interrogatorio in carcere che lo stesso ha chiesto dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura. Milani è accusato di omicidio insieme a Paola e Silvia Zani, due delle tre figlie della donna. Quasi contemporaneamente, anche loro hanno chiesto di parlare. E ieri sera, in tarda serata, erano ancora davanti al magistrato. Una scelta radicale, visto che nessuno aveva mai parlato, neppure durante l’interrogatorio di garanzia. A quanto trapela, sarebbe stato confermato l’impianto accusatorio. Una scelta processuale chiara, anche in vista della concessione di possibili attenuanti.

Per i pm bresciani sono stati tutti e tre, insieme, in parallelo, quasi in sincrono, a uccidere e a fare sparire il cadavere. Quattro pagine di ricostruzione nell’avviso di conclusione indagini mettono in fila i fatti. Il sostituto procuratore di Brescia, Caty Bressanelli, contesta in concorso i reati di omicidio volontario aggravato e di occultamento di cadavere a Silvia, a Paola e a Mirto. Secondo gli esami tossicologici la vittima, 54 anni, in buona salute, venne narcotizzata con bromazepam e delorazepam, composti di benzodiazepine che, ha scritto il professor Andrea Verzeletti nella relazione medico legale, avrebbero prodotto "sonnolenza, torpore, ridotta capacità di movimento e in generale di reagire a insulti lesivi esterni". Farmaci ‘sicuri’, cioè assai difficilmente in grado da per sé soli di portare alla morte un soggetto. Nessuna ferita, nessuna frattura, nessuna lesione rilevata dall’autopsia. Quella del soffocamento è allora l’ipotesi più plausibile. Provocata con qualcosa di soffice, con un cuscino o un sacchetto di plastica. Era la notte fra il 7 e l’8 maggio 2021, nell’abitazione di via Ballardini, a Temù. Il corpo, vestito con canotta e slip, fu trasferito e sotterrato in riva all’Oglio. Sarebbe stata l’onda di piena del fiume a disseppellirlo. Era il pomeriggio del 5 agosto, tre giorni prima del ritrovamento. Nessun mistero nel mistero. Non ci sarebbero state due sepolture. Il cadavere di Laura Ziliani è sempre rimasto dove è stato ritrovato.

Secondo il quadro accusatorio, l’intento del trio era quello di sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un cospicuo patrimonio immobiliare di fabbricati e terreni di cui la donna era comproprietaria insieme con le due figlie, con gli affitti che garantivano redditi sicuri e importanti. I difensori, dopo la chiusura delle indagini, avevano venti giorni di tempo per una eventuale opposizione prima dell’udienza preliminare davanti al Gup. Mentre i Ris di Parma continuano il lavoro sui reperti, la scelta di Milani di parlare coi magistrati ha rotto il fronte del silenzio.