Ex ministra licenziata Ma lei accusa Zelensky

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ROMA

Lyudmila Denisova, 61 anni, già ministra nei governi di Yulia Tymoshenko (2007-2010) e Arseniy Yatsenyuk (2014) e da quattro anni commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, è stata sfiduciata dalla Verkhovna Rada e dovrà lasciare il suo incarico.

Forse perché troppo presente sui mass media, o magari perchè poco ossequiosa, è andata in disgrazia con il presidente Volodimir Zelensky che, denuncia lei, ne ha voluto la testa. "All’ufficio del presidente non sta bene la posizione attiva in merito alla raccolta dei dati sulla violazione dei diritti umani nei territori occupati – ha detto alla stampa facendo volare gli stracci –. Sono stata licenziata in violazione della Costituzione, delle leggi dell’Ucraina e degli standard internazionali. Farò ricorso in tribunale contro questa decisione, che mi ricorda un pò uno Stato totalitario. La legge è uguale per tutti e io non mi fermo: continuerò a difendere l’Ucraina e i diritti dei nostri cittadini".

Ben diversa la ricostruzione del partito del presidente. Pavlo Frolov, deputato di Servitore del Popolo, il partito di Zelensky, ha spiegato i motivi del licenziamento di Denisova. "Le contestiamo – ha detto – il ripetuto mancato adempimento alle sue funzioni relative all’istituzione di corridoi umanitari, alla protezione e scambio di prigionieri, al contrasto alla deportazione di adulti e bambini dai territori occupati e ad altre attività per i diritti umani". Ma c’è di più. L’ex difensore civico dei bambini Mykola Kuleba ha accusato Denisova di aver fornito informazioni agli occupanti sul nascondiglio di 58 bambini a Kherson. Secondo il Parlamento, inoltre, Denisova avrebbe concentrato la sua attività mediatica "sui numerosi dettagli relativi agli abusi sessuali su adulti e minori nei territori occupati che non erano supportati da prove e hanno danneggiato solo l’Ucraina". Inoltre, ha sottolineato Frolov, "Denisova ha trascorso molto tempo all’estero", ma "nella calda Europa occidentale" e "non in Russia o Bielorussia, dove il suo status e i suoi poteri potevano aiutare i prigionieri". Accuse di scarsa efficienza e opportunismo che lei rimanda al mittente. "Nel 2020 47mila persone si sono rivolte al mio ufficio – ha replicato lei – nel 2021 ben 67mila si sono rivolte a noi per la violazione dei diritti e ad oggi abbiamo già più di 60mila di richieste d’aiuto. Vuol dire che la fiducia all’ufficio della commissaria è aumentata e che abbiamo lavorato tanto e bene". La sensazione è che il problema sia politico: chi si mette contro Zelensky oggi, a Kiev, ha poche speranze di farcela.

A.Farr.