Eventi meteo estremi raddoppiati. Pioggia e grandine: Italia flagellata

Gli episodi nel 2020 sono stati 348, oggi siamo a 657. Questo provoca un aumento del rischio alluvioni

Una donna mette in salvo il suo cagnolino ad Altenahr, nella Germania occidentale

Una donna mette in salvo il suo cagnolino ad Altenahr, nella Germania occidentale

Non solo Germania. Gli eventi meteo estremi – uno degli effetti previsti del riscaldamento globale – in Italia in dieci anni sono aumentati di tre volte e mezzo. Secondo l’European severe weather database (ESWD) gli eventi meteo estremi (escluse valanghe e fulmini) sono passati dai 391 del 2011 ai 1.349 del 2020: una crescita del 345%. Questi eventi sono saliti da 291 a 814 nel 2014, per poi scendere per un triennio rispetto al 2014: 606 nel 2015, 630 nel 2016 e 585 nel 2017. Nel 2018, nuovo salto in avanti, si sono registrati ben 1.016 eventi estremi, che quasi sono raddoppiati rispetto all’anno precedente, e nel 2019 si è toccato il picco assoluto: 1.632 eventi estremi. Nel 2020, come si è visto, saranno 1.349.

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Di grande interesse è il confronto tra 2020 e 2021. Dal primo gennaio al 16 luglio 2020 gli eventi estremi in Italia sono stati 348, quest’anno nello stesso arco temporale, la bellezza di 657: oltre l’88% in più. In particolare tempeste e tempeste di vento sono passati da 116 a 214, le piogge intese sono rimaste grossomodo uguali (da 85 a 84) mentre sono più che raddoppiate le forti grandinate, cresciute da 145 a 355. Da notare che le forti grandinate erano state 69 in tutto il 2011, 187 nel 2018 e sono diventate ben 471 nel 2020. Tempeste e tempeste di vento erano state 85 nel 2011, erano balzate a 495 nel 2018 per salire a 499 nel 2020.

Questo determina un aumento del rischio di alluvioni e ha pesanti effetti sia sul dissesto idrogeologico che, aiieme all’aumento della temperatura, sull’agricoltura. "Il moltiplicarsi degli eventi estremi – osserva Coldiretti – impatta in maniera significativa sulle attività produttive come l’agricoltura. Per effetto dei cambiamenti climatici la produzione europea di frutta estiva ha subìto cali nei raccolti stimati pari al 35% per le albicocche mentre per le pesche e nettarine si stima il raccolto più basso degli ultimi 30 anni, nei principali paesi produttori, con una produzione inferiore di quasi il 20% a quella già molto bassa dello scorso anno. Non va meglio in Italia dove il ripetersi di eventi estremi è costato all’agricoltura nazionale oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne".

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"L’Italia – osserva la climatologa Marina Baldi dell’IBE CNR – è molto sensibile, molto più di tanti altri paesi, intanto perché si trova in una zona dove l’aumento di temperatura è molto più elevato e più rapido della media globale. A fronte di 1.2 gradi, noi siamo abbondantemente sopra i due gradi. E poi siamo più colpiti da questi eventi estremi anche a causa della nostra collocazione al centro del Mediterraneo, del forte livello di antropizzazione e delle caratteristiche geomorfologiche del territorio , che determinano un forte rischio idrogeologico". "Da sottolineare poi – prosegue Baldi – che nella penisola siamo particolarmente esposti agli anticicloni di origine africana, che d’estate causano lunghe ondate di calore. E le ondate di calore, delle quali anche in Italia c’è già una tendenza all’aumento con una durata molto maggiore rispetto a quanto accadeva cinquanta o sessanta anni fa, sappiamo hanno un forte impatto sulla popolazione".