Lunedì 15 Aprile 2024

Europa approdo di pace Ucraina e Kosovo sognano l’adesione Sì di Meloni: aprire a Est

Zelensky al summit della Comunità politica continentale in Moldavia. Ellwood (Johns Hopkins): Unione attrattiva, ma l’allargamento ha pro e contro.

di Alessandro Farruggia

L’Europa batte un colpo. Ha mostrato segnali interessanti il secondo summit della Comunità Politica Europea che si è svolto ieri a Bulboaca, in Moldavia, con la partecipazione di 45 leader europei, compreso l’ucraino Zelensky che è tornato a chiedere l’adesione a Unione europea e Nato. C’erano anche i presidenti di Kosovo e Serbia, impegnati in una ennesima crisi, e persino leader non europei, come il presidente azero Aliyev. L’Europa, dunque, si pone il problema dell’adesione dei Paesi dei Balcani occidentali ma anche di Moldavia e Ucraina. Organizza un incontro tra il premier armeno e il presidente azero e chiede nuove elezioni nel Nord del Kosovo. Certo, il vertice Armenia-Azerbaigian e la mossa sul Kosovo sono frutto dell’iniziativa di Macron e Scholz, quindi dell’asse franco-tedesco. Ma comunque l’Europa, data da molti in crisi, c’è. Giorgia Meloni ci crede: "Sosteniamo la strada che l’Ucraina, la Moldavia, la Georgia, ma anche i Balcani orientali, stanno facendo per accedere all’Ue".

"Vediamo una rinnovata attrattività dell’Europa – osserva il professor David Ellwood della School of advances international studies della Johns Hopkins University – . E questo va bene, sia per garantire stabilizzazione a Paesi come Kosovo o Bosnia, sia per non concedere, basti pensare a Moldova, Ucraina e Georgia, altri spazi di manovra e provocazione alla volontà imperiale della Russia. Ma deve essere chiaro all’Europa che fare entrare cinque, sei, otto Paesi comporta un prezzo da pagare molto alto: per loro in termini di riforme da fare; per noi perché si tratta di Paesi indebitati che quindi assorbiranno molte risorse: se la torta europea è quella, le singole fette diventeranno più piccole". Non ci sono pasti gratis. Il freno all’orso russo avrà un costo. E quindi andranno valutati con attenzione i pro e i contro dei singoli allargamenti.

"L’Ue – osserva Antonio Villafranca, direttore degli studi dell’Ispi e copresidente Osservatorio Europa e Governance Globale – ha ancora una forza attrattiva, ma nella misura in cui chiarisce bene quali sono i propri obiettivi e si impegna a raggiungerli e che si metta in campo una adeguata quantità di risorse, perchè attualmente quello che hanno messo sul piatto Stati Uniti e Cina è più consistente di quanto sta facendo l’Ue". E conta anche il come allargare.

"È ora – prosegue Villafranca – che ci poniamo il problema degli allargamenti vecchi e nuovi, dato che ci sono Paesi che aspettano da decenni. Ad esempio per i Balcani occidentali, un percorso di avvicinamento e poi di adesione all’Ue avrebbe un senso anche in temini di sicurezza e ci tutelerebbe dal fatto che se non è l’Ue che stabilizza la regione il rischio è che sia la Russia. Ad alcuni dei Paesi storicamente candidati, penso alla Turchia, è ora di dire che è quasi impossibile che aderiranno, e non solo perchè non hanno fatto progressi. Per altri, invece, bisognerà valutare se guardare solo ad una adesione piena, che richiede necessariamente molti anni, o anche ad allargamenti su base diversa". "E poi – aggiunge – bisogna creare una strategia di alleanze che vada anche al di là dell’Europa, penso all’Africa o al Medio Oriente. In un mondo che è cambiato e nel quale ci sono tanti attori come la Russia e la Cina che sono molto attivi, serve una politica estera e di sicurezza forte e condivisa". E non solo a trazione franco-tedesca.