Giovedì 18 Aprile 2024

Eugenio Scalfari è morto. Il fondatore di Repubblica si è spento a 98 anni

Fondò il quotidiano nel 1976. Ha dato vita anche al settimanale l'Espresso. Fu il primo direttore-manager del panorama dell'editoria italiana

Roma, 14 luglio 2022 - Eugenio Scalfari è morto. Nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924, giornalista e scrittore fra più importanti del ventesimo secolo, Scalfari nella sua carriera ha fondato il quotidiano La Repubblica e il settimanale L'Espresso. La notizia della scomparsa di Scalfari è stata riportata dal sito di Repubblica. "Ciao Eugenio, un secolo di giornalismo e passione civile", si legge in un tweet di Ezio Mauro, ex direttore del quotidiano fondato nel 1976.

Eugenio Scalfari: la vita e la carriera da giornalista

Eugenio Scalfari, classe 1924, è considerato come il primo direttore-manager del panorama dell'editoria italiana. Di fatto ha dato vita a due importantissime testate italiane: il quotidiano La Repubblica e il settimanale L'Espresso, due realtà che rapidamente hanno raggiunto successi in termini di diffusione e creato un modo di fare giornalismo. Scalfari ha vissuto la sua giovinezza a Sanremo, frequentando il liceo classico, dove ebbe come compagno di banco Italo Calvino. Nel 1950 si sposò con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006, da cui ha avuto due figlie, Donata ed Enrica. Dalla fine degli anni '70 è stato sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso, che ha sposato dopo la scomparsa della moglie Simonetta.

Scalfari ha iniziato a scrivere in epoca fascista, su alcune riviste fasciste, da dove venne escluso in quanto ritenuto un imboscato. Nei primi anni '50 inizia con il 'Mondo' di Pannunzio e 'L'Europeo' di Arrigo Benedetti. Nel '55 con quest'ultimo fonda 'L'Espresso', primo settimanale italiano d'inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l'economia. E quando Benedetti gli lascia il timone nel '62, diventa il primo direttore-manager italiano, una figura all'epoca assolutamente inedita per l'Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di 'Repubblica'.

Negli ultimi anni dopo una lunghissima carriera al timone del giornale, si è dedicato soprattutto alla scrittura di volumi come l'autobiografia uscita per i suoi 90 anni nel 2014 allegata al quotidiano. Scalfari non ha mai temuto di confrontarsi con i numi tutelari della filosofia moderna. Da Pascal a Montaigne, da Voltaire a Kant, da Nietzsche a Hegel (in 'Incontro con io') affronta i temi cari all'Illuminismo (in 'Alla ricerca della morale perduta'). Nel suo primo romanzo 'Il labirinto', uscito nel '98, erano il rapporto tra sentimenti e ragione, il ruolo che il pensiero esercita nella quotidiana esistenza dell'uomo e il contrasto tra aspirazioni profonde e realtà i temi al centro della sua riflessione, sviluppata poi ancora in 'L'uomo che credeva in Dio', 'Per l'alto mare aperto', 'Scuote l'anima mia Eros', 'La passione dell'eticà, 'L'amore, la sfida, il destino'.

A un suo intervento su fede e laicità, lui che da sempre si dichiarava ateo, rispose Papa Francesco, con una lettera a Repubblica pubblicata l'11 settembre del 2014. L'incontro diventa un libro nel 2019, 'Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martin'.

Le reazioni della politica

"La scomparsa di Eugenio Scalfari lascia un vuoto incolmabile nella vita pubblica del nostro Paese: è stato assoluto protagonista della storia del giornalismo nell'Italia del dopoguerra.  A me mancheranno molto i nostri confronti, la nostra amicizia", queste le parole del premier Mario Draghi, ricordando la morte di Scalfari. "Ha impresso un segno indelebile nel mondo dell'editoria, trovando nuove formule di comunicazione. L'Italia perde un eccezionale interprete della vita del Paese", questo il ricordo di Romano Prodi.

Della scomparsa di Scalfari ha parlato anche Silvio Berlusconi: "Eugenio Scalfari è stato una figura di riferimento per i miei avversari in politica. Oggi, però, non posso non riconoscergli di essere stato un grande direttore e giornalista, che ho sempre apprezzato per la dedizione e la passione per il suo lavoro".