Mercoledì 24 Aprile 2024

Estate sprecata L’emergenza resta perenne

Matteo

Massi

Puntuale come un acquazzone di fine estate che chiude mestamente la stagione, anche quest’anno è arrivata la conta dei professori mancanti per l’inizio dell’anno scolastico. Inutile dire che il saldo, come al solito, è negativo. Oggi tornano sui banchi gli studenti dell’Alto Adige e mano mano lo faranno anche tutti gli altri, ma il problema delle cattedre vuote resta. E l’ottimismo del ministro Patrizio Bianchi ribadito anche ieri a Cernobbio ("Al via con tutti i prof al loro posto") cozza con i numeri che diffondono i sindacati e con chi nel Paese reale, non quello delle promesse, non sa ancora chi sarà il professore d’italiano o la maestra del proprio figlio nell’imminenza dell’inizio delle lezioni. Due visioni distanti, ma utili per un paio di domande in attesa, come sempre, di risposte. I sindacati calcolano che mancheranno all’appello, al suono della prima campanella, 200mila professori (compresa la quota Covid).

Possibile che quest’allarmante conto debba arrivare sempre a inizio di settembre? Calendario alla mano le scuole in Italia (negli altri Paesi d’Europa è andata diversamente) sono finite all’inizio di giugno, nel pieno del Ponte della Festa della Repubblica, e ricominciano, come è risaputo da mesi, in una fascia che va dal 5 al 19 settembre. Praticamente sono trascorsi tre mesi senza che i problemi dell’anno prima (e di quelli precedenti) che si materializzano sempre con il censimento delle cattedre vuote, siano stati risolti. Un’emergenza perenne da cui iniziano a spuntare soluzioni che fino a qualche tempo fa venivano considerate eresie da sindacati, presidi e insegnanti. Come la chiamata diretta dei prof da parte delle scuole. A chiederlo ora è anche il capo dei dirigenti scolastici, Antonello Giannelli. Di fronte al fallimento dei concorsi. Un esempio: il concorso più difficile, quello ordinario della scuola secondaria, bandito due anni fa e che prevedeva di assegnare 26.871 cattedre, al momento è arrivato a occupare poco più della metà dei posti (13.743, ossia il 51%). Che si fa allora? Il solito valzer dei supplenti. Con buona pace dei genitori e soprattutto dei figli, disorientati, che hanno perso il conto (e forse anche il nome) dell’ennesimo prof di matematica che hanno visto avvicendarsi.