Giovedì 25 Aprile 2024

"Essere all'antica? Niente di più moderno. Il vero inganno è vivere solo dell’istante"

Il filosofo e pedagogista Duccio Demetrio: carpe diem non è la traduzione di tutto e subito, ma significa trattenere il giorno nella catena dei giorni. "L’era dell’immateriale ci ha tolto il senso di appartenenza ed è per questo che nella musica tornano i vinili. Ci dicono chi siamo"

Amity, dipinto nel '33 da Bernard Fleetwood-Walker

Amity, dipinto nel '33 da Bernard Fleetwood-Walker

"Essere all’antica è un valore. Una maniera di esistere, osservare e agire: nostalgia e malinconia non c’entrano nulla". Leopardi scriveva nelle Operette morali: chi ha tale caratteristica è un uomo dabbene, da potersene fidare. Elogio ripetuto, con toni diversi, da Pascoli, Gozzano, Montale, Lalla Romano. E naturalmente Proust. Partendo da questo concetto, il filosofo e pedagogista Duccio Demetrio, milanese, classe 1945, ha messo nero su bianco le sue riflessioni. Il libro, intitolato appunto All’antica (Raffaello Cortina editore), ha uno scopo: restituire dignità a un’immagine ingiustamente messa all’angolo.

Professore, è il momento di sfatare un pregiudizio?

"Antico non vuol dire fuori moda, vecchio, antiquato. Non significa avere comportamenti conservatori, retrogradi o addirittura reazionari. Ristabilire la classicità e il rapporto con arte e cultura è indice di tensione morale. Ne abbiamo tanto bisogno oggi".

Guardare al passato per superare il presente del nostro scontento?

"La contrapposizione è stridente. Non si può vivere solo dell’istante: tutto e subito, qui e ora, sempre più in fretta. Il rinnovamento passa dalla sfida interiore tra il frastuono di oggi e il silenzio di ieri. Sto con il poeta Vivian Lamarque: non mi dispiace fare le code, c’è tempo per pensare, guardare dentro la borsa e programmare i giorni a venire".

Ma la vita è breve: carpe diem?

"Cogliere l’attimo fuggente è un’espressione che mi infastidisce. La frase latina ha un’accezione diversa, e cioè trattenere il giorno nella catena dei giorni. Fermarsi e riflettere è lo stile antico della pensosità".

Come si riconosce un uomo all’antica?

"Navigando in rete ho trovato una descrizione: tiene la portiera aperta a una signora, regala mazzi di rose, lascia post-it dedicati. Neo romanticismo contro machismo: riduttivo e zuccherato, anche se virtuoso".

E la donna?

"Anche per lei esiste il decalogo web: mostra il cervello, non accetta complimenti dagli estranei, crede nell’amore. Stereotipi che sembrano tratti da un manuale ottocentesco, la realtà femminile è diversa".

Com’è?

"Una donna all’antica è modernissima. Legge molto. Cura il giardino. Cucina secondo le ricette di famiglia. Dipinge quando ha tempo. Soprattutto ama scrivere, un piacere antico prevalentemente femminile. Ho fondato ad Anghiari la Libera università dell’autobiografia: quattro studenti su cinque sono donne. Scavano nella memoria alla scoperta di sé mentre gli uomini sono spaventati dai ricordi".

Pensare all’antica non sa di naftalina?

"È fuori dal tempo. Un luogo mentale, uno stato d’animo. Una filosofia di vita basata su rettitudine, autocontrollo, alti ideali. Gentilezza".

C’è uno scontro fra presente e passato?

"Non ho derive luddiste: le macchine sono indispensabili. Ma spesso modernizzare fa rima con scartare, dimenticare, eliminare. Conosciamo bene la parola rottamare".

È il mondo digitale dei millennial, professore: se non ti adegui sei fuori.

"Tutto sta diventando immateriale, anche la musica è liquida. Attenzione però: il ritorno del vinile è una presa d’atto. Gli oggetti sono importanti, raccontano chi siamo. Danno il senso dell’appartenenza".

Come le maglie di lanetta dei calciatori di una volta?

"Non seguo il pallone, so però che un movimento di tifosi invoca le vecchie divise. Come dire: giochiamo anziché pensare al merchandising".

Lei è all’antica?

"Fin da ragazzino. Mia moglie è disperata perché pesco nei mercatini decine di cose dimenticate".

Non è una battaglia persa?

"Forse. Ma contrapporre l’eleganza alla volgarità è una testimonianza, l’antidoto possibile al contagio".

Che futuro ci aspetta?

"Essere all’antica appartiene al divenire. Basta aspettare che i giovani invecchino: in quel momento capiranno".