GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Esplosione in fabbrica. Muoiono tre operai: nello stesso posto 3 anni fa una tragedia-fotocopia

Scoppio in uno stabilimento che produce polvere da sparo. Tre vittime anche nel 2020. Due giorni fa Mattarella aveva tuonato: "Per la sicurezza non facciamo abbastanza".

Esplosione in fabbrica. Muoiono tre operai: nello stesso posto 3 anni fa una tragedia-fotocopia
Esplosione in fabbrica. Muoiono tre operai: nello stesso posto 3 anni fa una tragedia-fotocopia

Come se il tempo non passasse mai. E si ritornasse ogni volta alla stessa deflagrazione di morte e dolore. Addirittura nello stesso luogo. La Esplodenti Sabino spa di Casalbordino, in provincia di Chieti, replica una delle più scioccanti tragedie del lavoro. Muoiono tre operai: Giulio Romano, 56 anni, di Casalbordino; Ferdinando Di Nella, 50 anni, di Lanciano; Gianluca De Santis, 40 anni, di Palata (in Molise). L’esplosione collettiva li accomuna ai tre colleghi saltati in aria nella stessa azienda il 21 dicembre 2020 durante lo smaltimento di miscela incendiaria, polvere pirica, polvere nera, razzi di segnalazione, legna impregnata di Tnt, dotazioni nautiche, simulatori kanonslag.

La nuova sciagura si verifica attorno alle 12. Un boato avvertito a mezzo chilometro di distanza dall’area di 33 ettari che custodisce i padiglioni e le casematte dell’impresa. Coordina le indagini la pm vastese Silvia di Nunzio. Sul luogo dell’esplosione 118, vigili del fuoco, carabinieri, polizia. Quaranta persone delle case più vicine vengono precauzionalmente evacuate. "Resta, allo stato, inspiegabile la causa dell’innesco", dichiara la società, assicurando "la più ampia collaborazione con l’autorità" e la vicinanza "ai familiari delle vittime", tutti lavoratori "esperti formati e informati dei rischi connessi allo svolgimento delle loro mansioni". Informati ma morti. Cifre impietose. Alla Esplodenti Sabino sono sei i lavoratori deceduti negli ultimi 27 mesi di attività (considerando i 7 mesi di chiusura a inizio 2021). E questo senza contare l’operaio Bruno Molisani morto del 1992 e due feriti gravi nel 2009.

Per una drammatica coincidenza del destino, proprio oggi davanti al gup di Vasto è prevista l’udienza preliminare per l’esplosione letale del 2020. I vertici aziendali e tecnici sono accusati di cooperazione colposa in omicidio colposo, per colpa generica cagionata dalla negligenza, imprudenza e imperizia, e per colpa specifica per la violazione di diverse norme antinfortunistiche. Il legale rappresentante deve rispondere per responsabilità amministrativa di omicidio colposo plurimo. "Sgomenti, non possiamo esimerci dal riflettere e chiederci se non siano state adottate tutte le misure previste in un’attività classificata ad alto rischio", ammette il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (FdI). Dissequestro e riapertura dell’azienda datano luglio 2021 e avvengono col nulla osta della Regione che – secondo il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo – concede "la procedura semplificata nonostante le puntuali osservazioni di associazioni e Provincia".

Ma è di superiore evidenza come la ripartenza abbia quale sponsor principale il mercato. Esplodenti Sabino "fornisce continuamente supporto agli enti governativi che qualificano l’azienda per attività specifiche in campo militare e industriale", sta scritto nel sito web, tutto in inglese, dove sotto una foto novecentesca che ritrae tre generazioni di abruzzesi (nonni, genitori e nipoti) che maneggiano fuochi d’artificio, la spa di Casalbordino si definisce "azienda leader mondiale per il recupero di materiali da munizioni militari di attività di smilitarizzazione, bonifica di siti contaminati, smaltimento di prodotti contenenti esplosivi", senza dimenticare "la manutenzione di munizioni convenzionali e non convenzionali" e di "bombe a grappolo". Ancora: oggi la Esplodenti Sabino "è direttamente coinvolta nella progettazione e realizzazione di impianti in varie regioni del mondo, avendo la capacità di gestire integralmente le attività, nel pieno rispetto della sicurezza, dell’ambiente e della qualità". È l’unico punto in cui compare la parola sicurezza. Sfoggiata come un vanto.

I morti di ieri richiamano invece le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella lettera alla ministra del Lavoro Elvira Calderone, per illuminare un tema quotidianamente tragico: "Lavorare non è morire. Quello che stiamo facendo non è abbastanza".