
La sciagura si verificò nell’ottobre scorso nello stabilimento di Borgo Panigale
e Nicoletta Tempera
Dodici i nomi che compaiono nel registro degli indagati nell’inchiesta per omicidio colposo e lesioni colpose gravissime per l’incidente sul lavoro del 23 ottobre scorso alla Toyota Material Handling di Borgo Panigale (Bologna). Quel giorno, persero la vita due lavoratori, il 34enne Fabio Tosi e il 37enne Lorenzo Cubello, undici i feriti. Tra gli indagati c’è l’attuale ad dell’azienda, Michele Candiani, oltre all’ex ad Ambrogio Bollini. Iscritti un padovano, già procuratore speciale della ditta ed ex consigliere delegato, due modenesi (un responsabile tecnico di una ditta e il professionista che firmò la progettazione meccanica della centrale termo-frigorifera), il legale rappresentante di una ditta, bolognese, e il coordinatore del gruppo di lavoro di progettazione della centrale. Ci sono poi quattro reggiani, che erano stati impegnati, a vario titolo, nell’installazione e nell’avviamento della centrale.
Le iscrizioni sono state fatte in vista di una consulenza tecnica irripetibile. Obiettivo dell’accertamento sarà ricostruire l’impianto interessato dall’esplosione, in particolare la centrale termo-frigorifera a cui era collegato un serbatoio dal quale si ipotizza che sia stato originato lo scoppio. La pm Rago chiede di ricostruire quindi caratteristiche, dimensioni e dinamica dell’incidente, ricomporre l’impianto esploso e ricostruire progettazione, installazione e manutenzione nel tempo della centrale. Gli inquirenti ipotizzano che l’impianto possa essere stato progettato e installato male e chi doveva occuparsi della manutenzione non avrebbe notato, nel tempo, queste carenze. I quattro periti dovranno esprimersi anche sui rischi per i lavoratori, le misure adottate per la prevenzione, la manutenzione, l’adeguatezza dei sistemi di sicurezza e se fosse previsto un dispositivo in caso di guasto.
"Finalmente qualcosa si muove, ma la strada sarà lunga – le parole di Paola, che nell’esplosione ha perso il compagno Lorenzo –. Qualunque sia l’esito, la giustizia non sarà mai adeguata". Il mese scorso, è nato il figlio della coppia, che porta lo stesso nome del papà che non c’è più. "Lo guardo negli occhi e vedo lo sguardo del padre, quel padre che doveva essere qui con noi a vederlo crescere e invece è morto quel giorno. Nulla potrà mai porre rimedio a questo". L’avvocato Antonio Petroncini assiste uno dei feriti, di 26 anni, sopravvissuto dopo che un muro del capannone gli crollò addosso, facendolo finire in Rianimazione e lasciandogli danni importanti ancora oggi: "Questo ragazzo aspetta giustizia. Non ce l’ha con la Toyota, non ha ansia di vendetta, ma se ci sono delle responsabilità dei singoli è giusto che emergano". L’azienda, in una nota, "conferma la massima collaborazione e la piena fiducia nel lavoro della magistratura".