Martedì 16 Aprile 2024

Esplode laboratorio di cannabis Tragedia a Gubbio: due morti

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dall’inviato

Stefano Brogioni

GUBBIO (Perugia)

Mentre l’Italia piange Luana D’Orazio, il lavoro uccide ancora. Nella campagna di Gubbio, una violenta deflagrazione ha ucciso Samuel Cuffaro, 19 anni, operaio agricolo di una azienda che coltiva cannabis a scopi terapeutici. E in serata si è aggiunta anche una seconda vittima, Elisabetta D’Innocenzo, 52 anni. Le squadre dei vigili del fuoco hanno scavato per tutto il pomeriggio in quello che resta di un magazzino: al buio hanno trovato anche il corpo di una donna di 50 anni che mancava all’appello.

All’ospedale di Cesena, reparto grandi ustionati, il 118 ha portato un altro operaio 24enne, forse il più grave tra i sopravvissuti perché investito in pieno dal rogo che ha seguito la deflagrazione, mentre altri due, le cui condizioni destano minore preoccupazione, si trovano al vicino pronto soccorso di Branca. Ferito anche un carabiniere, che ha partecipato con i vigili del fuoco alla parte più difficile del soccorso. Perché le esplosioni sono continuate, forse per via del gas butano, la sostanza che viene utilizzata per la produzione della canapa "light".

Il gas, inodore ma infiammabilissimo, viene usato per quello che tecnicamente viene chiamato il depotenziamento della sostanza. È stato il gas a causare l’esplosione? È l’ipotesi più probabile, al momento. Lo scoppio ha fatto saltare il primo piano della palazzina, un’area posta sopra alla parte della coltivazione posizionata invece in basso. Per Samuel, studente e lavoratore del posto, non c’è stato niente da fare.

Praticamente attaccate alla palazzina ci sono altre case abitate, gli occupanti sono rimasti quasi miracolosamente illesi. Cos’abbia provocato l’inferno è ancora in fase di accertamento. L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore di Perugia Gemma Miliani, che ha subito disposto il sequestro della palazzina, quasi interamente distrutta. Omicidio colposo il reato che sarà probabilmente ipotizzato nel fascicolo. Le verifiche si stanno concentrando anche sulla regolarità amministrativa dell’attività, per verificare se disponesse di tutte le autorizzazioni.

Dai primi accertamenti è emerso che lo stabile era stato regolarmente affittato. Il laboratorio provvedeva ad abbassare la concentrazione del principio attivo della cannabis per renderla di uso terapeutico e quindi fornirla a un’altra ditta con la quale aveva rapporti. E sotto l’aspetto della normativa degli stupefacenti il laboratorio è risultato perfettamente in regola. Inizialmente i vigili del fuoco avevano ipotizzato che lo scoppio fosse stato provocato da una una fuga di gpl, che però è risultato non utilizzato. L’attenzione si è quindi concentrata su solventi e altre sostanze altamente infiammabili usate per i processi di lavorazione. Alcuni prodotti, in quantità piuttosto ingenti, sono stati trovati anche nel cortile della palazzina.