Mercoledì 24 Aprile 2024

Esclusa dalla Polizia per un tatuaggio: Ramona vince la causa

Aveva superato gli esami del concorso ma era stata "discriminata" per una farfallina sulla caviglia

 Ramona Angiolini,  l’avvocato Edoardo Truppa e, a fianco, il tatuaggio ‘incriminato’

Ramona Angiolini, l’avvocato Edoardo Truppa e, a fianco, il tatuaggio ‘incriminato’

La Spezia, 23 gennaio 2014 - VOLA, farfalla vola. E con essa il diritto al lavoro, che vale di più delle astruse convinzioni della commissione medica che aveva sbarrato, ad una giovane spezzina, l’ingresso nella Polizia per un vezzo: il tatuaggio di una farfalla impresso sulla caviglia (apertura d’ali cinque centimetri). Inidonea al servizio, per questioni di decoro, avevano detto i medici chiamati a valutare i requisiti psico-fisici di Ramona Angiolini. Perfettamente in grado di servire lo Stato secondo il Tar del Lazio, che ha dichiarato illegittimo l’altolà imposto alla spezzina nel 2007 quando, superati gli esami al concorso per il reclutamento di 1.597 allievi agenti di Polizia riservato ai volontari di ferma delle forze armate, si vide esclusa dal coronamento del sogno: indossare la divisa, lavorare in prima linea per la sicurezza della comunità. Ora può finalmente farlo, con beneficio non solo morale ma anche economico. Sì, perchè il Tar, accogliendo il ricorso dell’avvocato Edoardo Truppa, ha anche ordinato la ricostruzione della carriera a partire dal momento dell’esclusione di Ramona dalla Polizia, nel 2007. La attende un bel tesoretto, sull’ordine dei 100mila euro, stima il legale in relazione alla circostanza degli stipendi comunque ottenuti per sei anni fino al 2013, e da defalcare, in qualità di militare dell’Esercito Italiano. Sì, perchè l’amore per le stellette viene da lontano. Ora ha quasi 30 anni, ma già nel 2006 era stata arruolata nell’Esercito, inanellando sempre note di «eccellenza» dei superiori il servizio reso. Carta straccia per l’amministrazione del Ministero dell’Interno che aveva alzato disco-rosso all’ingresso in Polizia per il «tatuaggio in zona non coperta dall’uniforme». Vane le sue assicurazioni: «Vabbè, se proprio è necessario, indosserò sempre i pantaloni in luogo della gonna, occultando la farfallina». A sette anni di distanza dal muro innalzato dalla commissione medica, si è aperta la breccia, che fa scuola e registra, a guardar bene, l’evoluzione del costume. Un piccolo tatuaggio, assolutamente non evidente e comunque oscurabile con pantaloni o calze, non può tarpare le ali all’accesso nella Polizia di una giovane motivata.

Corrado Ricci