"Stromboli, l'eruzione più potente degli ultimi 15 anni"

Il vulcanologo: nel 2002 provocò anche lo tsunami. "Ora il fenomeno è in diminuzione"

L'eruzione dello Stromboli (Ansa)

L'eruzione dello Stromboli (Ansa)

Roma, 4 luglio 2019 - "VI è stata una forte esplosione con un boato e un movimento d’aria che hanno impressionato la popolazione. Ma adesso il fenomeno è in progressiva diminuzione di intensità. Dobbiamo vedere come evolverà la situazione". Marco Neri, primo ricercatore all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) dell’Osservatorio Etneo di Catania, ha partecipato a tutte le emergenze vulcaniche dell’Etna e dello Stromboli, dal 1990, in qualità di vulcanologo e geologo strutturale. "‘Iddu’ come lo chiamiamo in dialetto – spiega – , come tutti i vulcani, è un po’ volubile e quindi dobbiamo trattarlo con rispetto".

Come si può classificare l’evento di ieri? "È stata un’eruzione di tipo esplosivo. L’attività dello Stromboli si può classificare in tre livelli di energia: quella normale; le esplosioni maggiori che producono lanci di materiale incandescente oltre la cinta craterica senza produrre colonne eruttive; e, infine, come successo ieri, le eruzioni parossistiche, che causano la nebulizzazione nell’atmosfera di alte colonne di cenere e lapilli che possono raggiungere chilometri d’altezza. Quella di ieri era alta almeno due chilometri".

La situazione può evolvere o attualmente si è stabilizzata? "Nel momento in cui accade l’eruzione non sappiamo mai esattamente come può evolvere però adesso probabilmente rimane solo qualche trabocco di lava e un’attività esplosiva di minore intensità localizzata all’interno della Sciarra del Fuoco. Si tratta di una valle desertica, priva di case".

Ci sono dei segnali che possono anticipare l’eruzione? "Ieri un paio di minuti prima della sequenza sismica più importante si sono verificati dalla terrazza craterica dei trabocchi di colata. Questo era il segnale che il magma stava salendo all’interno del condotto fino a quando, circa due minuti e mezzo dopo, è avvenuta l’esplosione perché probabilmente è arrivato anche il gas".

Un evento del genere quando si è verificato l’ultima volta? "Nel 2002, quando l’eruzione è sfociata in uno tsunami, motivo per cui chi si tuffa in mare fa un errore clamoroso e, in caso di fenomeni di questo tipo la prescrizione è di allontanarsi dalla costa. Da allora lo Stromboli è uno dei vulcani meglio monitorati al mondo. La Protezione civile nazionale e noi scienziati abbiamo imparato a codificarne le attività e in qualche modo a difenderci dagli umori di questo vulcano. Non si tratta di situazioni così rare ma, fortunatamente, neanche troppo frequenti".

Gli abitanti dell’isola di Stromboli possono convivere con questi eventi senza correre rischi? "Sì, questi eventi, di solito, rimangono confinati. Questa volta, tuttavia, il materiale incandescente ha raggiunto Ginostra provocando degli incendi. Il rischio c’è per gli sventurati escursionisti che si dovessero trovare in prossimità di queste zone al momento dell’eruzione. Nel 1930 vi è stata invece un’attività eruttiva molto importante che ha creato, in quel caso sì, vero sconcerto e ha reso l’isola disabitata per molto tempo".