Giovedì 25 Aprile 2024

Ogni sei mesi un ergastolano torna libero. I dati choc del ministero della Giustizia

Negli ultimi dieci anni sono state ben 19 le persone condannate alla massima pena del nostro ordinamento giuridico che sono uscite dal carcere grazie alla liberazione condizionale

Un carcere in Italia (Ansa)

Un carcere in Italia (Ansa)

Roma, 26 febbraio 2019 - Anche l'ergastolo, la decisione più estrema che un tribunale possa prendere, nel nostro Paese non è in realtà sinonimo di carcere a vita. E i numeri lo confermano. Secondo il ministero della Giustizia, negli ultimi dieci anni sono state ben 19 le persone condannate alla massima pena del nostro ordinamento giuridico che sono uscite, con la benedizione dei giudici, fuori dalle loro celle. In pratica nel nostro Paese ogni sei mesi un ergastolano, che si è comunque macchiato di crimini atroci - tra cui omicidio volontario e strage dolosa, solo per citarne due - torna libero, pur dovendo rispettare alcuni obblighi per cinque anni, visto che se non commette altre infrazioni, la pena viene considerata estinta e vengono revocate tutte le misure di sicurezza. E allora che senso ha, soprattutto per le famiglie delle vittime, sentirsi promettere dallo Stato una condanna esemplare per poi vederla lentamente sbiadire? Il percorso che conduce alla liberazione condizionale è indubbiamente complesso: bisogna aver scontato almeno 26 anni di carcere senza mai dare problemi. Ma la buona condotta dietro le sbarre non sempre è uno specchio fedele dell'anima. La storia di Giovanni Sutera, super boss di Cosa Nostra, è un buon esempio. Nel 1982 uccide in una rapina il gioielliere fiorentino Vittorio Grassi e nel 1985 ammazza a sangue freddo la diciassettenne Graziella Campagna. La giovane lavandaia siciliana aveva trovato nella tasca di una camicia un documento che rivelava la vera identità di uno dei capi dell'organizzazione mafiosa. Questa 'colpa' le costa cinque colpi di lupara, di cui uno alla testa, sparati a bruciapelo. Per il secondo e brutale omicidio, Sutera era stato condannato al “fine pena mai”. Almeno fino al 2015, quando il Tribunale di Sorveglianza gli concede la liberazione condizionale, scatenando l'ira dei parenti di Graziella Campagna.

L'avvocato Felice Cardillo dello studio P&P Legal
L'avvocato Felice Cardillo dello studio P&P Legal