Due trust fittizi alle Bahamas, donazioni false di gioielli e preziosi per 170 milioni, una vera e propria strategia architettata per "rendere più pingue" il già cospicuo patrimonio di Marella Caracciolo e, possibilmente, sfuggire alle maglie del fisco italiano e alle pretese della figlia, Margherita. Questo raccontano le cento pagine del decreto con cui il gip Antonio Borretta, del tribunale di Torino, ha disposto il maxi-sequestro di 74,8 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta che ruota intorno all’eredità di Gianni Agnelli. Una costruzione faraonica che per quasi dieci anni avrebbe richiesto l’impegno, in Italia e all’estero, di un piccolo esercito di familiari, avvocati, commercialisti, segretarie e collaboratori domestici. Tutti uniti per il perseguimento di un unico obiettivo: fingere che Marella risiedesse stabilmente in Svizzera anziché a Torino. Persino la pubblicazione di un libro, secondo quanto affermato dai pm, servì a puntellare questa impalcatura. Sotto accusa John, Lapo e Ginevra Elkann che si difendono: "Siamo estranei alle accuse".
CronacaEredità Agnelli, il gip:: "Trust fittizi, doni e libro. La strategia degli Elkann"