"Era notte, l’acqua ha travolto tutto" Il prete telefona a chi non si trova

Le storie e i racconti dei sopravvissuti. C’è chi è rimasto attaccato a un tubo per tre ore in attesa dei soccorsi

Migration

dall’inviato

Alessandro Farruggia

ISCHIA (Napoli)

Salvatore, 75 anni, isolano, si guarda intorno sconsolato, intabarrato in un piumino. Ovunque è fango. Tre auto sono accatastate come una bizzarra scultura moderna. Due massi di lava si sono schiantati contro un palazzo "Questa – dice – è piazza Anna De Felice, intitolata alla vittima dell’alluvione del novembre 2009. E sempre qua stiamo. Con le alluvioni, i morti, il fango. Terremoto e frane, Casamicciola paga sempre. E nessuno se ne importa...". Bella e fragile, Ischia ha vissuto una notte da tregenda, nella quale per le piogge torrenziali una massa dei depositi vulcanici del monte Epomeo si è staccata tra le 4 e le 6 dando vita a una serie di colate di fango che hanno portato con se anche massi di molte tonnellate. Un fiume di fango è sceso giù per via Celario, fino e piazza Bagni e piazza Maio, dove è stato ritrovato il primo cadavere, quello di una donna dell’est sposata con un uomo di Casamicciola. Ce ne sono tante di donne dell’est, in questa tragedia. Irina, ad esempio è una donna ucraina che vive a Casamicciola da circa venti anni. "È successo alle quattro e mezzo, abbiamo avuto un secondo per vivere. Mio figlio gridava “mamma scappa“. L’acqua ha portato via tutto. Siamo fortunati che siamo rimasti vivi". Fortunata anche Larissa. "Mio marito e mio cognato mi hanno svegliato che era notte piena. L’acqua stava entrando in casa. Hanno detto andiamo via. Ci siamo vestiti in un attimo, siamo scappati con mia figlia Ilaria di 14 anni, salvando anche la gatta e il cane e abbiamo provato a salire, perchè abbiamo visto che in basso, vicino casa nostra, erano crollati due appartamenti. Ma ci siamo impantanati. Abbiamo usato delle persiane per camminare sul fango fino a un terrapieno. Ci hanno salvato con una corda. Siamo stati fortunati". Roberto invece, giù sul lungomare costellato da carcasse di auto schiacciate come se fossero di latta e di un paio di pulmini immersi nel fango, non si dà pace. "Sapete nulla? – dice scambiandoti per chissà chi –, il mio amico Michele non si trova più. Era in una casa colpita in pieno dalla frana. Che disastro...". Nella via che scende dal Monte Epomeo si vedono ancora i segni del fango sulle mura delle case. Sono tra i due metri e i due metri e mezzo.

Raccontano che un paio di uomini sono stati portati dalla piena in due distinti garage, ma sono stati salvati. "Mi ha detto che è stato per ore attaccato ad un tubo – racconta uno dei soccorritori – e che si è messo a pregare mentre tremava dal freddo. Credo che sia stato là sotto, coperto di fango, per almeno tre ore. Davvero,deve accendere un cero alla madonna". Già. Speriamo passano farlo anche i dispersi. "Provo a chiamare le famiglie disperse – dice Gino Balirano, parroco della chiesa di Santa Maria Maddalena –, ma non mi rispondono. Questa sarà una notte di ricerche e di preghiera". "E poi quando sarà finita – interviene don Gaetano Pugliese, altro sacerdote isolano – servono scelte intelligenti perchè siamo alla terza alluvione in 13 anni e francamente è abbastanza". Più che abbastanza.