Altri casi di epatite acuta nei bambini. "Un incrocio tra Covid e adenovirus"

Dalla Lombardia alla Toscana: 9 segnalazioni in Italia. Le ipotesi degli scienziati sull’origine del patogeno sconosciuto

Cresce il livello di attenzione per gli episodi di epatite acuta che si stanno manifestando nei bambini. I casi accertati in Italia sono almeno 9. Le segnalazioni a livello internazionale sono più di un centinaio, e si teme un’escalation, come già accaduto a dicembre con l’ondata di polmoniti da virus respiratorio sinciziale nei neonati. Le epatiti che i medici stanno vedendo sono di natura sconosciuta, l’agente infettivo che le scatena potrebbe essere nuovo, di certo finora è sfuggito alle analisi.

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Occhi puntati in queste ore sul piccolo di 3 anni, trasferito dal Meyer di Firenze alla terapia intensiva dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ma pare scongiurata la necessità di ricorrere al trapianto di fegato. Altri due casi di bambini malati sono stati segnalati in Lombardia (non sono in pericolo di vita). I ricercatori anglosassoni che per primi hanno descritto l’epidemia si dicono sconcertati, molti si chiedono se stia circolando un microorganismo della famiglia degli adenovirus (nel caso del bambino toscano questa ipotesi è stata esclusa) o un ibrido in qualche modo imparentato con una delle ultime varianti del Sars-Cov2.

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"Abbiamo avviato indagini approfondite – ha dichiarato l’infettivologo Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute – dopo che dal Regno Unito sono arrivate diverse segnalazioni di casi di epatite acuta da causa ignota, soprattutto tra bambini sotto i 10 anni. Già dal 14 aprile come ministero ci siamo attivati per aggiornare e informare le amministrazioni regionali, per sollecitare a segnalare i casi sospetti che rientrano nella definizione fatta dall’Oms".

Alla luce della situazione attuale, riferisce Giuseppe Maggiore, primario all’ospedale Bambino Gesù di Roma, si impone una vigilanza. "Il bambino che abbiamo in cura – precisa il professore di gastroenterologia – è in terapia intensiva per una epatite severa con importante impegno del fegato. In questo momento questo bambino è in discrete condizioni, leggermente migliorato, stiamo alla finestra e vediamo l’evoluzione".

Ogni anno si segnalano casi di epatite senza causa, è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta quest’anno. "Sicuramente c’è stato un aumento del numero di casi di epatite in Europa che ha destato allarme – dichiara Guido Castelli Gattinara, presidente Sitip, Società italiana di infettivologia pediatrica –. Episodi simili, in Italia, sono estremamente rari, ma dobbiamo ugualmente fare attenzione, pronti a intervenire se un bambino sta male e manifesta sintomi caratteristici, quali il colorito giallo della cute".

Come si diceva, il ministero della Salute ha inviato una circolare informativa alle Regioni che ha elevato il livello di attenzione. Alle strutture sanitarie è stato chiesto di segnalare i casi sospetti che non rientrano nella classica diagnosi di epatite nota, dalla A alla E.

"Chiaramente siamo colpiti da quanto accade, i pediatri hanno alzato il livello di guardia anche se in Italia – afferma Paolo Biasci, past president della Federazione italiana medici pediatri –, abbiamo ancora pochi elementi. Purtroppo sembra che queste epatiti si stiano diffondendo, come tutte le infezioni virali. Covid ci ha insegnato che all’inizio si brancola nel buio, con queste epatiti succede qualcosa di analogo. Per cui è possibile pensare a una variante, ci sono delle segnalazioni che ci sia un incrocio tra adenovirus e una variante di Omicron, la BA2, predominante in Scozia".

Nel caso del bambino di Prato, aggiungiamo noi, sappiamo che non aveva fatto il vaccino, ma presenta un elevato livello di anticorpi, oltre a essere negativo per l’adenovirus. La natura dell’episodio di epatite acuta resta quindi ancora da accertare. Tra le ipotesi prende piede, comunque, quella che questa epidemia abbia un legame con il Covid-19 o sia legata ad altri agenti infettivi ancora da individuare e sequenziare, che si stanno diffondendo più facilmente con le riaperture.