"entro gennaio la sintesi"

La cattura del boss spinge Giorgia Meloni ad accantonare il capitolo. Delmastro (FdI): "Non toglieremo ai magistrati questo strumento". Forza Italia spinge invece per una riduzione limitata ai reati minori

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di Antonella Coppari

Il boss finisce al 41 bis, perché malattia o non malattia, il carcere duro è sacro e non si tocca: parola di Giorgia, il Guardasigilli esegue. Ma al palo finisce anche l’annunciata riforma delle intercettazioni. L’arresto eccellentissimo ha regalato un’arma potente ai nemici del giro di vite: "Senza non si possono fare le indagini di mafia", ripete il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia. Rilancia l’ex Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, ora deputato M5s: "Ridurre le intercettazioni è gravissimo. Il più delle volte non nascono per il contrasto alle mafie". E dal Pd, Andrea Orlando avverte: "Non bisogna precluderle per i ’reati spia’ dell’attività criminale".

Anche se ben più discreti, di ostili all’intervento ce ne sono pure nella maggioranza. Se una latitanza prolungatasi per tre decenni è finita, è per merito delle intercettazioni. E chi se la sente oggi di toccare proprio quel salvifico strumento? Non Fratelli d’Italia: "Le intercettazioni sono uno strumento essenziale per contrastare la criminalità. Con il governo Meloni, così come per il 41 bis, non verrà mai meno nessuna normativa per contrastare l’illegalità", dichiara Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia. A lui il compito di blindare, per conto della premier, gli ascolti di conversazioni telefoniche disposte nelle indagini. Per il presente e per l’immediato futuro. "Un uomo che ha vissuto di nascosto, latitante come un topo, alla fine è stato preso per il tramite delle intercettazioni che rimangono uno strumento essenziale, di cui non priveremo la magistratura".

Certo, nessuno aveva mai messo in dubbio la possibilità di intercettare nelle inchieste di mafia o di terrorismo. Ma tant’è: non si può andare troppo per il sottile e lo strumento in questo momento è sacro a prescindere dalla tipologia di reato. E sono tanti quelli per cui ora l’articolo 266 del codice di procedura penale stabilisce che sono possibili: i reati puniti con l’ergastolo (omicidi anche non di mafia) e quelli che prevedono una pena nel massimo "superiore a cinque anni". Ipotesi in cui rientrano molti crimini come i reati di corruzione, di concussione, peculato. Ma poi la norma indica espressamente i delitti "concernenti sostanze stupefacenti", quelli a sfondo sessuale, o che riguardano i bambini, per citare i reati più odiosi. Complicato anche solo ipotizzare di escluderli da quelli intercettabili. Se ne rende conto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, e si prepara a frenare. "Non sono contrario alle intercettazioni, ma va cambiato radicalmente l’abuso che si fa, soprattutto nella stampa, di segreti individuali e intimi che hanno niente a che fare con le indagini", spiega.

Insomma, più che sull’uso delle microspie si profilerebbe un intervento sulla diffusione delle intercettazioni. A una stretta in questo senso, che non toccherebbe i reati a cui ora si applicano, FdI e Lega sarebbero d’accordo. Ma anche questo intervento ora è molto più difficile. E da via Arenula fanno sapere che ci sono altre priorità: la revisione dell’abuso di ufficio e il traffico di influenze. La contingenza certo pesa, ma sullo sfondo c’è qualcosa di più. C’è la tendenza dei partiti di destra, soprattutto FdI ma pure il Carroccio, a tornare alla loro ’natura’: la difesa della legalità più che delle garanzie.

Opposta la professione di Forza Italia per cui la stretta va fatta e spera che il Guardasigilli tenga duro: "Mai pensato di togliere intercettazioni per i reati di mafia – sottolinea Francesco Paolo Sisto, sottosegretario alla Giustizia di FI – il punto è se per gli altri reati minori non sia possibile un ridimensionamento dell’attività". Ecco perché l’attenzione di tutti si concentra ancora di più sulla relazione che Nordio farà oggi al Senato. Quelle di ieri in fondo sono dichiarazioni frammentarie: la posizione reale di Carlo Nordio sarà nota solo oggi. E dentro FdI c’è una certa trepidazione: il colpo di scena – ammette qualcuno – non è escluso.