Giovedì 18 Aprile 2024

Enterovirus, timori anche in Italia. Gli esperti: ecco le precauzioni da adottare

Matteo Bassetti: “Nessun allarme ma molta attenzione. I laboratori devono essere pronti a cercarlo”. Massimo Andreoni: “Attenzione all’igiene”. Gli accorgimenti per evitarlo

Roma, 1 giugno 2023 – Dopo l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità lo scorso 5 maggio, a seguito dei 9 casi di sepsi neonatale, con 7 morti, registrati in Francia, anche in Italia si guarda all'enterovirus con crescente preoccupazione.

Un virus molto potente, definito non a caso ‘killer’, il cui lignaggio ricombinante in precedenza non era mai stato rilevato nel Paese d’Oltralpe. Un suo sottotipo (il coxsackievirus), tuttavia, era stato segnalato rencentemente in Gran Bretagna, nella forma di miocarditi gravi. 

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Il parere degli esperti 

Matteo Bassetti, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, pur non lanciando un allarme per l’Italia, mette in guardia: “Si tratta dell'enterovirus E-11 che dà questo quadro clinico: un deterioramento molto rapido con una grave gastroenterite, che poi provoca una insufficienza multiorgano che colpisce anche il fegato. Si deve vigilare attentamente”.

Di fondamentale importanza, secondo Bassetti, è imparare a riconoscerlo per tempo. “La Francia è vicino a noi e alcuni casi si verificheranno anche in Italia o potrebbero essersi già verificati. Va ricercato questo virus nei neonati e nei bambini, vedere se è presente, se ci sono sintomi. Nessun allarme ma molta attenzione anche dal punto di vista dei laboratori che devono essere pronti per cercarlo nelle feci dei bambini".

Non è ancora chiaro se in Italia si siano già verificati dei casi o se ce ne saranno presto, ma “è probabile pensare che sia già circolante nel nostro Paese”, precisa Bassetti. 

E, a rimarcarne la serietà, aggiunge: “Il problema dell'enterovirus E-11 è che non colpisce solo l'intestino, come tipicamente accade con tutti i virus intestinali, ma è in grado di colpire tanti organi, dal fegato al rene. E’ questa insufficienza multiorgano che fa paura rispetto ad esempio al rotavirus o altri enterovirus”. 

A riguardo si esprime anche Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “L'enterovirus E-11 ha manifestazioni sistemiche gravi che si vedono soprattutto nei lattanti. Periodicamente si sono registrare microepidemie, anche in Italia, che però si autolimitano e non si diffondono in modo ulteriore. E' un virus che può dare effetti molto gravi nei neonati-lattanti, ma può infettare anche soggetti più grandi e gli adulti”. 

“Nessun allarme”, anche secondo Andreoni, in quanto si tratta di “macroepidemie, che tendono a non dilagare troppo e la cui numerosità dei casi è contenuta”.

Ci sono, tuttavia, degli accorgimenti che è bene adottare per prevenirlo: “Essendo infezioni enterofecali, l'attenzione deve essere focalizzata sull'igiene: fare attenzione a quello che si mangia, lavarsi le mani e assicurarsi della sicurezza dell'acqua che si beve”.

Un rischio momentaneamente non rilevante ma da sorvegliare anche per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano. “Il rischio complessivo di sanità pubblica per questo enterovirus lo vedo molto limitato, così come precisa anche l'Organizzazione mondiale della Sanità, pur nella gravità dei casi descritti e nella necessità di fare attenzione e di sorvegliare”. 

Nonostante la gravità della situazione, Pregliasco invita a prendere in considerazione anche “l’aspetto positivo”, ossia la possibilità di monitorare il virus per tempo. Un approccio ben assimilato dai tempi della pandemia di Covid-19 di “riorganizzazione, potenziamento dei sistemi di sorveglianza epidemiologica, individuazione e segnalazione di situazioni anomale, in un'ottica proattiva”.