Martedì 23 Aprile 2024

Eni, le vie del gas portano in Africa "Non pagheremo Mosca con i rubli"

L’ad Descalzi: "Abbiamo reagito con rapidità alle mutate condizioni del mercato energetico"

di Elena Comelli

Eni si candida come un attore centrale per le forniture di gas, non solo all’Italia ma anche all’Europa, registrando forti profitti nel primo scorcio dell’anno, grazie all’impennata dei prezzi del gas. "Abbiamo reagito con rapidità alle mutate condizioni del mercato energetico facendo leva sulla dimensione globale del nostro settore upstream e sulle consolidate relazioni con i Paesi produttori per identificare nuove opportunità di forniture per l’Europa, incrementali e alternative a quelle esistenti", ha detto il numero uno Claudio Descalzi, ricordando le intese siglate nelle scorse settimane alla presenza del premier Mario Draghi e dei ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, per aumentare i flussi di gas da Sud dopo l’attacco russo all’Ucraina.

"Abbiamo concluso importanti accordi con Algeria, Egitto e Congo, e un altro ancora in Angola, che rafforzano ulteriormente le attività congiunte con le società di Stato locali con l’obiettivo di promuovere maggiori flussi di export di gas naturale a beneficio dell’Italia e dell’Europa nel contesto della transizione verso un’economia decarbonizzata".

Gli accordi mirano ad alleviare le carenze di approvvigionamento in Europa, mentre il continente sta cercando di emanciparsi dal gas russo, che rappresenta circa un terzo del consumo europeo. Eni ha raggiunto un accordo per aumentare le importazioni di gas dall’Algeria fino a 9 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2023-24. Da Egitto e Repubblica del Congo, il gruppo energetico punta ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto rispettivamente di 3 miliardi e 4,5 miliardi di metri cubi l’anno.

L’invasione russa dell’Ucraina ha contribuito a spingere i prezzi degli idrocarburi a livelli quasi record nei primi tre mesi dell’anno, traducendosi in guadagni eccezionali per il Cane a sei zampe, che è arrivato al giro di boa del primo trimestre con un utile netto di 3,27 miliardi di euro rispetto ai 270 milioni del primo trimestre 2021, battendo di gran lunga le stime degli analisti (a 2,47 miliardi), malgrado il calo del 3% nella produzione totale di idrocarburi, che si è fermata a 1,65 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno.

In particolare, il business globale del gas e dell’energia elettrica di Eni ha registrato utili per 930 milioni, battendo le stime medie degli analisti di circa 600 milioni, grazie alla performance molto migliore del previsto della sua divisione di commercio del gas, anche sui mercati esteri. Sulla questione delle importazioni dalla Russia e del diktat del Cremlino, che pretende il pagamento del gas in rubli, ieri è intervenuto Francesco Gattei, Chief financial officer di Eni, smentendo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi.

"Non abbiamo aperto un conto in rubli" per pagare le forniture di gas russo, ha assicurato Gattei, rispondendo alle domande degli analisti nel corso della conference call sui risultati. "Per quel che riguarda i meccanismi di pagamento, stiamo chiaramente continuando a esaminare la situazione in stretto legame con le autorita europee e italiane", ha aggiunto Gattei. "Pagheremo rispettando i contratti e le sanzioni" e per quel che riguarda i contratti "la valuta è l’euro". Sui possibili razionamenti, invece, è intervenuto Paolo Gallo di Italgas. "È prematuro dire che, in caso di chiusura dei rubinetti dalla Russia, si renderà necessario un razionamento dell’energia. Al momento i consumi giornalieri sono già più bassi del gas che importiamo, al punto che stiamo provvedendo al riempimento dei nostri stoccaggi".