Per approfondire:
Rojma, 26 febbraio 2022 - L’Italia è il Paese più esposto a un’eventuale escalation tra la Russia e la Nato. Non dipende dal gas russo soltanto per scaldarsi e cucinare, ma anche per alimentare le centrali che fanno girare la nostra economia e i nostri elettrodomestici. L’Italia è l’unico Paese al mondo che alimenta oltre il 50% del suo fabbisogno elettrico con il gas. Contrariamente agli altri europei, se Putin taglia le forniture, gli italiani non restano solo al freddo ma anche al buio. Per questo il premier Mario Draghi ha illustrato ieri alla Camera tutte le possibili alternative al gas russo su cui possiamo contare. La parola d’ordine, per Draghi, è "diversificazione", un termine su cui hanno battuto invano tutte le istituzioni energetiche del Paese negli ultimi vent’anni, a partire dall’Authority. La diversificazione va applicata innanzitutto al gas. Come? Ampliando le forniture alternative a quelle del gas siberiano, che oggi copre circa il 42% del nostro fabbisogno. Le alternative sono tre. Ucraina-Russia, Kiev sotto assedio. Zelensky guida la resistenza IL GAS ITALIANO Dare fondo ai giacimenti italiani, che al momento vengono sfruttati molto poco. Nelle intenzioni del governo le estrazioni potrebbero essere ampliate da 3 a 6 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Si tratta però di una misura poco significativa, perché le riserve certe, quindi estraibili, del nostro Paese sono circa 90 miliardi di metri cubi, ovvero circa quello che l’Italia consuma in un anno. I RIGASSIFICATORI Aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto. Anche qui i margini di manovra sono ridotti, perché ci mancano gli impianti di rigassificazione, che consentono di ricevere il metano via mare da qualsiasi fornitore eliminando così la dipendenza dai tubi che portano gas siberiano. In Italia ci sono tre impianti, di cui solo uno di taglia significativa, il rigassificatore di Rovigo, ...
© Riproduzione riservata