Martedì 23 Aprile 2024

Energia e gas, se lo Stato torna imprenditore

Antonio

Troise

Rieccolo lo Stato imprenditore, in barba a decenni di teorie liberiste e di fede assoluta nel dio-mercato. Era stato dato per morto, è tornato più in vita che mai. Per carità, nulla di nuovo. È già successo tante volte in passato, in tempi di crisi o di guerra. Anche i suoi obiettivi non cambiano: salvare imprese considerate strategiche, travolte dagli eventi bellici, dal rischio di portare i libri in tribunale. Perfino la "rigorosa" e "calvinista" Germania ha dovuto deporre le armi di fronte alla guerra del gas dichiarata da Putin. Ieri, il governo, si è impegnato a staccare un assegno di 15 miliardi per salvare "Uniper", il colosso tedesco dell’energia. "Nessuna impresa, nessun cittadino sarà lasciato solo", ha scandito il cancelliere Scholz richiamando uno slogan nato a Broadway ed esportato negli stadi inglesi. Prima della Germania era stata la Francia a fare da apripista, firmando una cambiale di 10 miliardi per nazionalizzare l’Edf, un altro dei campioni europei dell’energia. In entrambi i casi, i motivi del salvataggio sono, sia pure indirettamente, legati alla guerra scoppiata nel cuore dell’Europa. In Germania, infatti, Uniper è finita nei guai perché importa metano della Russia a prezzi stellari per poi rivenderlo a Comuni e aziende a prezzi inferiori a causa dei contratti pluriennali firmati precedentemente. In Francia, Edf ha accumulato oltre 60 miliardi di debiti anche a causa delle norme governative che la costringono a vedere energia ai concorrenti con maxi-sconti. Ancora una volta, insomma, sarà lo Stato imprenditore (e, i contribuenti) a tirare fuori i quattrini per salvare settori considerati di interesse nazionale. Un sacrificio ineludibile, giusto o sbagliato che sia, per evitare il "depauperamento" del sistema produttiva una volta superata la bufera. E in Italia? I partiti, fino al 25 settembre saranno impegnati in una dura guerra elettorale che si giocherà sotto gli ombrelloni. Poi, si vedrà.