Mercoledì 24 Aprile 2024

Coronavirus, emergenza lavoro: un milione di posti in meno

L’allarme di Confcommercio sul 2020. E l’Istat certifica la crescita degli inattivi. La Cisl: "Sarà l’autunno peggiore di sempre"

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L’avviso di bufera è arrivato qualche giorno da Marco Bentivogli, nella sua ultima uscita pubblica a Piazza del Popolo come leader della Fim-Cisl: "Rischiamo uno degli autunni più terribili della nostra storia. La disperazione sociale sarà alle stelle". Parole allarmanti che, peraltro, commentano numeri e previsioni che fanno rabbrividire. Gli analisti di Confcommercio stimano una perdita di posti di lavoro nel 2020 di un milione di unità. E sono sugli stessi livelli le stime di Confindustria, dei sindacati e della stragrande maggioranza dei centri studi.

Il punto-chiave non è, però, legato solo all’impatto dell’emergenza Coronavirus sul mercato del lavoro. In gioco ci sono la proroga del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione. Il primo scade a fine agosto, la seconda entro settembre potrebbe esaurirsi. Da qui il pressing dei sindacati, ma anche delle forze politiche, perché il governo allunghi fino alla fine dell’anno la possibilità del ricorso agli ammortizzatori sociali. E, contestualmente, mantenga lo stop ai licenziamenti.

Senza questi paletti, l’autunno peggiore di sempre si trasformerebbe in una tragedia senza ritorno. Le stime circolate sono da far tremare i polsi ma nessuno sa esattamente che cosa ci aspetti. Secondo i ricercatori di Confindustria, l’occupazione seguirà il Pil, con un meno 7,6 per cento. Quelli di Confcommercio, basandosi su una previsione di crollo del Pil dell’8 per cento, calcolano la perdita di più di un milione di posti di lavoro. Da Federmeccanica parlano di scenario "drammatico". Gli analisti dell’Istat, a loro volta, nelle Prospettive per l’economia italiana, osservano che l’evoluzione dell’occupazione, misurata in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno), è prevista evolversi in linea con il Pil, con una brusca riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%).

Dall’Istat segnalano anche la diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-467 mila) e la crescita degli inattivi (+290 mila). Ad aprile la tendenza è proseguita e, fanno notare Confindustria, gli occupati sono calati (-274 mila), gli inattivi sono saliti molto (+746 mila).

Quel che è certo, è che per il momento, con il blocco dei licenziamenti in atto, a rimetterci, come ampiamente denunciato dal presidente di Assolavoro, Alessandro Ramazza, sono stati principalmente i lavoratori a termine e in somministrazione, che hanno visto scadere i contratti senza che potessero essere rinnovati a causa, più che del Coronavirus, dei paletti e dei vincoli del decreto Dignità, sospesi solo fino a agosto e, dunque, con un orizzonte di pochissimi mesi di rinnovo. Si tratta di circa 300mila contratti mensili. Una cifra che, però, non ha fatto smuovere il ministro grillino Nunzia Catalfo dal niet alla proroga dello stop al decreto Dignità per tutto l’anno, neanche a fronte del pressing di tutte le forze politiche (salvo i 5 Stelle) e del ministro Roberto Gualtieri.

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