Emergenza lavoro Tante dimissioni volontarie Bombardieri: salari infimi "Il governo si muova"

Per il leader Uil far crescere il netto in busta paga può ridare fiato a consumi e progetti. Il nodo cuneo fiscale: "Vada a beneficio di lavoratori e pensionati o il Paese non riparte"

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di Claudia Marin

Pierpaolo Bombardieri, numero uno della Uil, il caso della bidella napoletana che con il suo stipendio non può sopravvivere a Milano e sceglie di fare la pendolare, ripropone la grande questione salariale italiana, accentuata dall’impennata dei prezzi. Come intervenire con urgenza per fronteggiare questa emergenza?

"Nel nostro Paese si pone un’enorme questione lavoro e, nel suo ambito, una grande questione salariale. Nell’impennata dei prezzi c’è sicuramente anche una componente speculativa, soprattutto per quel che attiene all’incremento dei costi dell’energia. E su questo il governo può e deve intervenire. Resta il tema dell’inflazione galoppante che va affrontata per restituire potere d’acquisto a salari e pensioni. Far crescere il netto in busta paga per dipendenti e pensionati può ridare fiato ai consumi e a progetti di crescita economica complessiva. Le due leve su cui agire sono quella fiscale e quella contrattuale tra loro, peraltro, strettamente interconnesse".

Un milione e 600 mila lavoratori hanno lasciato il lavoro per dimissioni volontarie nei primi nove mesi del 2022: è anche questo il segnale di un rilevante disagio per condizioni di lavoro gravose e contratti precari e sottopagati.

"Non c’è dubbio. C’è una questione di dignità del lavoro che riguarda, innanzitutto, il rispetto delle persone. Se i salari sono bassi, se i contratti non vengono applicati, se c’è sfruttamento, se non c’è sicurezza, non resta che rafforzare la nostra battaglia per la valorizzazione del lavoro e la difesa delle persone".

Il taglio del cuneo fiscale, per come è avvenuto, non ha soddisfatto nessuno o quasi. Che cosa serve?

"Anche al precedente governo noi avevamo chiesto un taglio di 5 punti del cuneo fiscale che andasse a totale beneficio dei lavoratori e dei pensionati. Occorreva mettere subito più soldi nelle tasche di quelle categorie di cittadini che prima pagano le tasse e poi percepiscono i loro emolumenti e che hanno una propensione marginale al consumo più alta. Sarebbe aumentata sensibilmente la domanda interna e, con essa, anche le imprese che producono beni e servizi per il mercato interno ne avrebbero tratto beneficio".

Come riuscire ad arrivare al rinnovo dei contratti scaduti? Può essere una leva la detassazione degli aumenti?

"Sono oltre 7 milioni le lavoratrici e i lavoratori che attendono il rinnovo dei loro contratti, e in alcuni casi anche da molti anni. Abbiamo ripetutamente rivendicato una detassazione degli aumenti contrattuali per agevolare la conclusione di tante trattative. Non solo: ferma restando l’intangibile autonomia delle parti sociali, il governo potrebbe anche intervenire per esercitare una moral suasion nei confronti delle associazioni datoriali più riottose alla firma dei rinnovi contrattuali. È un interesse economico collettivo che queste vicende si concludano positivamente".

Si obietta che i salari italiani abbiano perso potere d’acquisto perché la nostra produttività non cresce.

"Quella che non cresce è la produttività di sistema, per la quale servirebbero investimenti pubblici sui territori e innovazioni di processo nelle aziende. Per la produttività del lavoro, invece, bisogna incrementare la contrattazione di secondo livello. Si accrescerebbe, così, anche la competitività delle imprese".

Ma la contrattazione aziendale, di fatto, è una realtà solo per le imprese più strutturate.

"Ed è per questo che noi chiediamo una contrattazione aziendale o di territorio o di settore, proprio per coinvolgere la stragrande maggioranza dei lavoratori. Anche in questo caso, la detassazione degli aumenti contrattuali costituirebbe un incentivo efficacissimo".

C’è anche chi invoca la reintroduzione di meccanismi di recupero ex post dell’inflazione e del fiscal drag. Non c’è il rischio di una spirale prezzi-salari?

"Dobbiamo recuperare il reale potere d’acquisto dei salari. Non ci possiamo porre solo il problema delle compatibilità finanziarie: c’è anche una questione di compatibilità sociale. Di recente, il Censis ci ha ricordato che esiste un problema di lavoro povero: risolverlo non è solo un principio di giustizia sociale, ma anche di efficienza economica complessiva".