Giovedì 25 Aprile 2024

Emergenza infinita Serve un piano europeo

Le soluzioni possibili: pattugliamenti, ricollocamenti, accordi coi paesi africani

di Lorenzo

Castellani

Qualsiasi discorso serio sull’immigrazione necessita di una premessa: nessun governo europeo desidera flussi migratori senza controllo. Non è cinismo diffuso, ma realismo poiché un’immigrazione senza limiti significa integrazione impossibile per problemi gestionali dello Stato e per sensibilità dei cittadini.

Assunta questa premessa, è da chiedersi se montare il caso, come sta facendo il governo italiano, per poche decine di migranti sia la strategia migliore per contenere l’immigrazione e redistribuire gli arrivati sul suolo europeo o se invece ve ne siano altri. È chiaro che la linea dura serva sia per mettere pressioni alle Ong, che operano con navi battenti diverse bandiere ma dirette quasi sempre verso l’Italia, che alla Ue al fine di ottenere una solidarietà che oramai è invocata a gran voce anche da Papa Francesco. Tuttavia, è palese che questo non basti per ottenere risultati politici e alla lunga rischi di danneggiare la reputazione e la comunicazione del governo. L’esecutivo dovrebbe ricalibrare il problema migratorio sugli aspetti economici e di sviluppo in Africa. La questione migratoria va legata alla politica commerciale, mediterranea ed europea dell’Italia. Se si vuole trattare il tema con l’importanza e la distanza che merita, da media potenza quale siamo, è necessario uno scatto di maturità da parte del governo Meloni. In termini concreti, andrebbe recuperato il Codice di condotta delle Ong dell’ex ministro Minniti, rielaborandolo con la collaborazione degli altri paesi Mediterranei (Spagna, Francia, Italia, Grecia, Malta).

Questo documento avrebbe una maggiore legittimità politica e apparirebbe come una iniziativa di solidarietà europea. Sempre a Bruxelles andrebbero negoziate delle quote annuali di immigrazione (al netto dei rifugiati) che l’Ue può accettare, sulla base di una serie di indicatori socio-economici. Gli Stati che si sottraggono all’accordo dovrebbero versare fondi ai Paesi che scelgono invece di ospitare in proporzione ai costi sostenuti. Andrebbe inoltre, come già proposto da Meloni, rilanciata e rafforzata l’“Operazione Sophia” divisa tra soccorso in mare e contrasto al traffico di migranti, droga, armi. L’attenzione deve spostarsi dal dovuto salvataggio di vite umane al contrasto dei traffici illegali svolti sulla pelle dei giovani africani da associazioni criminali. Andrebbe istituito di un comando costiero multinazionale in Libia con personale misto europeo e libico, finanziato dall’Ue, diretto da ufficiali libici. Serve una azione via mare per contrastare l’illegalità e su terra per costruire più solide relazioni coi Paesi africani e governare i flussi. Sulla cooperazione allo sviluppo si è disinvestito per troppo tempo. Fondi strutturali, diplomazia culturale, cooperazione energetica, ristrutturazione del debito, sicurezza sanitaria, idrica, agroalimentare devono far parte di una nuova mappa strategica. L’Africa dovrebbe tornare a essere un bacino di proiezione del capitalismo italiano, e dello Stato stesso. L’esempio? Enrico Mattei: creò collaborazione, ricchezza e sviluppo su entrambe le sponde del mare nostrum.