Emergenza Covid, il giurista: "Troppe forzature, Costituzione aggirata"

Michele Ainis contesta il ricorso alla decretazione d’urgenza. "Formalmente viene rispettata la legge, nella sostanza no"

 Michele Ainis

Michele Ainis

"Lo stato di emergenza è una rottura dell’ordine democratico e va usato con il contagocce. Continuare a prorogare lo stato di emergenza non è illegittimo, entro certi limiti, ma è certamente inopportuno". Così il costituzionalista Michele Ainis, professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’università di Roma III.

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Professore, si va verso una nuova proroga dello stato di emergenza, ma questa pandemia dura ormai da quasi un anno. Che emergenza è, perenne?

"Ci possono essere delle emergenze che si protraggono nel tempo, come le guerre. Tuttavia lo stato di emergenza è comunque una questione eccezionale e l’eccezione deve essere comunque circoscritta nel tempo. Per questo il codice della Protezione Civile dice che lo stato di emergenza non può superare i 12 mesi e non è poi prorogabile oltre i 12 mesi. Se i 12 mesi li conteggiamo dalla fine del primo stato di emergenza, che è finito il 31 luglio 2020, questo vuol dire che è possibile prorogarlo non oltre il 31 luglio 2021".

Se entro certi limiti la proroga è legittima, perché l’opportunità di reiterarla è discutibile?

"Machiavelli diceva che in una repubblica ben ordinata non si dovrebbero mai usare poteri straordinari, anche usati a fin di bene, perché altrimenti creano dei precedenti che in futuro possono giustificare l’abuso. Ora, noi siamo il paese di Machiavelli ma anche del Milleproroghe, una legge che dovrebbe essere eccezionale e che invece si ripete inesorabilmente"

Quindi?

"Servono cautela e misura. C’è un gerarchia tra le fonti del diritto che dipende dalla legittimazione democratica dell’organo che produce la fonte del diritto. La legge prevale sul decreto ministeriale perché la legge la fanno dei parlamentari che noi abbiamo eletto. Durante lo stato di emergenza questa gerarchia delle fonti viene sovvertita. È una rottura dell’ordine democratico e va quindi usata con il contagocce. Il governo attraverso i dpcm è una condizione patologica, non fisiologica".

È una scorciatoia perché non siamo in grado di affrontare la pandemia con strumenti legislativi ordinari?

"Il nostro sistema costituzionale prevede che si governi con le leggi e in casi eccezionali con decreti legge. Dei decreti si è fatto abuso sin dagli anni ’90 e quando è arrivata una emergenza seria persino il decreto legge è sembrato non bastare e si è cercato uno strumento ancora più snello, il dpcm. C’è stato un abuso di dpcm e un abuso di decreti legge. Un uso improprio di strumenti costituzionali. Questo è lo specchio di un sistema dissestato, e la responsabilità non è dell’ordine costituzionale, ma è figlia di un’inadeguatezza della politica".

Si può parlare di rottura costituzionale?

"Credo che si possa parlare di un malcostume normativo che offende la Costituzione. La Costituzione non viene direttamente violata: viene frodata, viene elusa".

Può bastare l’articolo 16 della Costituzione per giustificare i limiti al diritto di movimento?

"La salute è l’unico diritto chiamato fondamentale, però gli altri diritti possono essere compressi, ma non annullati in nome del diritto alla salute. Bisogna sempre operare un bilanciamento. Quello che occorre è la ragionevolezza. E se un giorno la mia regione è rossa, uno è gialla e una ha gli occhi azzurri io non ci capisco più nulla e il sistema diventa irragionevole".