Emanuela Orlandi, ritrovate ossa di 2 persone. "Scheletro è di donna"

L'avvocato della famiglia Orlandi: "Ora vogliamo capire". La sorella di Mirella Gregori: "Spero che le ossa siano sue". Il medico legale: per il Dna servono 7-10 giorni

Il murale dedicato a Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (Ansa)

Il murale dedicato a Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (Ansa)

Roma, 31 ottobre 2018 - Potrebbe essere finalmente a una svolta il caso di Emanula Orlandi. Anche se la cautela in questi casi è d'obbligo, dal momento che troppe volte, negli ultimi 35 anni, si è piombati in un vicolo cieco proprio quando si pensava di aver imboccato la via della verità. L'ultima indiscrezione arriva a metà pomeriggio: le ossa ritrovate in un edificio adiacente al Palazzo della Nunziatura vaticana (dove ieri sera si è svolto un nuovo sopralluogo della polizia scientifica) e messe in relazione con la scomparsa della Orlandi o di Mirella Gregori, apparterrebbero a due persone, e almeno una di queste sarebbe una donna. Lo evidenzierebbe - come apprende l'Ansa - un primo esame dei resti del bacino rinvenuti. Stamattina fonti qualificate hanno riferito che, durante i lavori di rifacimento del pavimento, gli operai avrebbero rinvenuto uno scheletro quasi intero e, in un altro punto, altri frammenti di ossa. 

LA SCHEDA / Ecco come si estrae il Dna nelle ossa

TROVATE NELL'EDIFICIO DEL CUSTODE - Emergono anche nuovi dettagli sul ritrovamento: i resti sarebbero stati individuati in quella che era la guardiania, ovvero l'edificio del custode della struttura, una grande villa con un ampio giardino e diverse dependance. Le ossa sarebbero tornate alla luce nel momento in cui gli operai stavano per rifare il 'massetto' del pavimento dell'edificio.

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LA FAMIGLIA DI EMANUELA - Stamane la famiglia di Emanuela Orlandi ha fatto sentire la sua voce attraverso il legale Laura Sgrò: "Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni", ha fatto sapere il legale. "C'è una attività istruttoria in corso e contiamo di avere notizie più dettagliate nei prossimi giorni", ha aggiunto il legale dopo aver accompagnato in Procura il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, dopo l'apertura di un fascicolo legato al ritrovamento delle ossa.

E in tv. a 'La vita in diretta', Pietro Orlandi ha raccontato: "Non è normale che si trovino delle ossa umane all'interno di una Nunziatura apostolica. La speranza è sempre quella di arrivare alla verità e dare giustizia a Emanuela, io l`ho sempre cercata viva, finché non ho la prova che lei veramente sia morta, ma se la verità è questa che esca fuori quanto prima, che escano fuori i responsabili perché Emanuela stava lì in quel posto. Stiamo aspettando che ci dicano qualcosa in più. Io in fondo al cuore Emanuela la penso sempre viva, sempre".

E in serata, a Porta a Porta, Pietro Orlandi si sfoga ancora: "La notizia dovrebbe riempire di gioia, ma se le ossa risultassero di Emanuela è come se fosse morta oggi", spiega l'uomo.

 

Le due ragazze scomparse a Roma nel maggio dell'83

LA SORELLA DI MIRELLA - "Non voglio illudermi, voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella", ha detto all'Ansa Antonietta Gregori, sorella di Mirella, scomparsa il 7 maggio del 1983. "Gli inquirenti hanno il nostro Dna - aggiunge la donna -. Lo hanno prelevato quando furono fatte verifiche su alcune ossa rinvenute nella basilica di Sant'Apollinare". La sorella di Mirella Gregori auspica che "su questa vicenda si faccia luce: voglio capire perché si è pensato subito a mia sorella ed Emanuela Orlandi nelle ore successive al ritrovamento".

E a "La vita in diretta confida: "Alla notizia del ritrovamento delle ossa nella Nunziatura sono rimasta turbata perché via Po è vicinissima a dove abitavo io con mia sorella, stavamo a Porta Pia: in dieci minuti ci si arriva". 

IL RACCONTO DEI MURATORI - "Stavamo scavando, avevamo tolto il pavimento, poi abbiamo visto le ossa e abbiamo dato subito l'allarme", è la testimonianza dei quattro muratori che stavano sostituendo il pavimento della Nunziatura di via Po e che ovviamente stati già ascoltati dagli investigatori.  Secondo il loro racconto le ossa - una parte di scheletro e altri resti - erano sotto il pavimento, "sepolte sotto il massetto", ovvero lo strato di materiale che si trova subito dopo il pavimento. Accanto alle ossa non ci sarebbero stati altri oggetti, anche se gli inquirenti ora cercano, nel luogo del ritrovamento, gioielli o oggetti personali che potrebbero essere utili datare i resti e a evincerne il sesso e l'età. 

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PER IL DNA 7-10 GIORNI - Secondo quanto affermato da Giovanni Arcudi, direttore della Medicina Legale dell'università Tor Vergata di Roma, se si riuscirà ad estrarre il Dna dai resti basteranno 7-10 giorni per capire se sono effettivamente quelli della giovane scomparsa nel 1983. Altrimenti gli esami potrebbero richiedere tempi più lunghi. "L'estrazione del Dna e le analisi conseguenti, come il confronto con quello della persona a cui si sospetta appartengano i resti o i familiari, non richiedono molto tempo, si possono fare in 7-10 giorni - spiega l'esperto -. Non sempre però si riesce a ricavare del materiale genetico utilizzabile, dipende sempre da come sono conservati i resti, e anche da che tipo di ossa abbiamo. Dai denti ad esempio si ricava bene, e anche dalle vertebre, ma ad esempio la conservazione in luogo asciutto o umido ha una grande influenza sulla possibilità di estrarre un Dna 'pulito'".

In assenza del Dna, spiega Arcudi, si ricorre agli esami sulle ossa. "Questi richiedono più tempo, ogni singolo frammento viene valutato e misurato. Potenzialmente anche da questi esami si può sapere molto, dall'età alla statura al sesso, oltre alla presenza di lesioni ossee che possono essere confrontate con quelle della persona sospettata. Dalla degradazione dell'osso si può anche stimare da quanto tempo i resti si trovavano nel luogo del ritrovamento, con una approssimazione di almeno 10-20 anni".