Caso Emanuela Orlandi. Giallo per forza

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, in Vaticano per l'apertura delle tombe (LAPRESSE)

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, in Vaticano per l'apertura delle tombe (LAPRESSE)

Su sollecitazione della famiglia Orlandi, il Vaticano ha dato il permesso di aprire due tombe del cimitero teutonico interno alle Sacre Mura, tra l'Aula Nervi e Casa Santa Marta, ma la verità sulla scomparsa di Emanuela è lontana. Le tombe erano infatti vuote. A causa dei suoi duemila e passa anni di storia, Roma conserva segreti molto più intricati e intriganti del perché due tombe di un vecchio cimitero monumentale siano vuote, chissà quante ce ne saranno in queste condizioni, fatto sta che ancora una volta la suggestione mediatica unita alla disperata quanto comprensibile pervicacia della famiglia Orlandi di conoscere la verità sulla sorte della loro coingiunta ha prodotto l’ennesimo buco nell’acqua.

E’ però un buco annunciato, visto che elementi sostanziali che facessero intravedere una qualche ragionevole speranza di trovare un elemento utile alle indagini non c’erano, e come altre volte, non ultima la recente storia delle ossa sepolte sotto la nunziatura, anche lì un flop clamoroso, si sono inseguite soprattutto suggestioni più degne di un romanzo di Dan Brown che di un razionale filo investigativo. Stravolgendo la logica (se fai sparire una ragazzina non la vai poi certo a seppellire nel bel mezzo del Vaticano) e trasformando tutto in un evento mediatico. Senza comprendere però che, a forza di gridare "al lupo al lupo" anche quando del lupo non c’è neanche lontanamente l’ombra, si assottigliano le possibilità di farsi trovar pronti quando del lupo, forse, si inizierà a intravedere qualche pelo sparso qua e là.