Elezioni in Toscana la madre di tutte le battaglie. Governo e Pd tremano, la Lega ci crede

Snodo politico cruciale per i destini di Conte e Zingaretti. Dopo cinquant’anni, il centrodestra trainato dal Carroccio punta al ribaltone

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Firenze, 15 settembre 2020 - "Occhio, se si perde la sconfitta è di tutti. Nessuno si senta escluso, sia chiaro". Casa della Cultura, quartiere di Novoli, periferia ovest di Firenze dove ha sede il quartier generale del Pd toscano. Riecheggiano queste parole. Toni forti.

Stavolta, prima volta in 50 anni, lo scenario fa paura a pochi giorni dal voto delle elezioni regionali. Alla sindrome del tradizionale tafazzismo del centrosinistra si associa, e aggrava il quadro, il senso di accerchiamento al fortino rosso sbiadito.

Firenze, l’Empolese, il Mugello e il Chianti più la piana fiorentina, Prato finora hanno retto. Fedeli alla linea che sembra vacillare. Poi c’è la propaggine riconquistata di Livorno, dopo 5 anni grillini, e anche Lucca. Il resto è una distesa di bandierine azzurre: tutto intorno ci sono amministrazioni in cui il centrodestra sta dimostrando che può governare anche in Toscana, con sindaci civici o di partito. "E il mondo va avanti lo stesso, anzi va meglio" sottolinea il fedelissimo di Giorgia Meloni, Giovanni Donzelli, fiorentino, deputato e responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia.

Sì, la Toscana è contendibile. Sembrava uno slogan, è la realtà. È già una svolta storica. "Ma non ci basta, noi vogliamo entrare nella Storia", esclama entusiasta Daniele Belotti, bergamasco fino al midollo, coordinatore toscano della Lega. Lo dicono le previsioni degli analisti, le sensazioni che si annusano nelle piazze, ai gazebo, nelle fabbriche. "Prima gli imprenditori, quando dovevano incontrare un leghista, ci facevano parcheggiare l’auto nella strada vicina la fabbrica per non farsi vedere, ora ci spalancano le porte", racconta Guglielmo Picchi, senatore del Carroccio. Gli fa eco Massimo Mallegni, senatore-commissario di Forza Italia: "L’alternanza è una valore, abbiamo gli amministratori migliori". La sfida tra l’esperto Eugenio Giani (presidente del consiglio regionale uscente, candidato del centrosinistra, nato socialista e poi confluito tra i dem) e la "leonessa" di Cascina, ex sindaco, europarlamentare, Susanna Ceccardi sarà risolta al fotofinish. Se non all’ultimo voto, siamo lì.

Il centrosinistra corre ai ripari. Il Pd ha messo la ’museruola’ ai sindaci, da Nardella al pratese Biffoni, che chiedevano il congresso, ha organizzato una mobilitazione con 500 gazebo, ha richiamato dalla panchina il governatore uscente Enrico Rossi per fare il tifo per il suo successore. La coalizione di centrosinistra è stata scossa da Renzi che vuol dimostrare che Italia Viva sarà determinante per la vittoria: "Forza, dobbiamo conquistare 10mila voti che fanno la differenza", ha tuonato l’ex premier. E per aumentare il peso specifico del sostegno si è anche abbracciato con Carlo Calenda arrivato in fretta e furia in Toscana: "Non siamo presenti alle elezioni con ’Azione’, ma lottiamo contro Salvini", ha detto.

Insomma tutti coinvolti, i conti si fanno alla fine. Perché la Toscana è ormai la battaglia di tutte le battaglie. Ne va del futuro della Regione, ma anche delle sorti del segretario nazionale Pd Nicola Zingaretti, accerchiato dalle richieste di congresso e dai maldipancia della base per la sinergia giallorossa. Anche il destino del governo Conte potrebbe essere influenzato dal ribaltone in Toscana, se si arrivasse a un 6 a 1 (unica vittoria dalla Campania). Ma la Toscana capitale segnerà anche il futuro immediato di Matteo Salvini, il leader del Carroccio, presente eccome, ma con un profilo completamente diverso da quello in Emilia nel gennaio scorso. Più spazio a Susanna Ceccardi, più spazio ai temi locali, niente citofonate, tanto che ha annullato anche il volo col paracadute.

Zaia vincerà a valanga in Veneto e la leadership leghista potrebbe essere meno solida, gli equilibri nel centrodestra potrebbero essere rimescolati con Fd’I che proprio in Toscana è dato in doppia cifra, un vero e proprio boom. Gli eredi del partito di Almirante sarebbero la terza forza in Toscana, dopo Pd e Lega. Basta questo per dire che ai toscani interessa l’antifascismo, ma anche come sbarcare il lunario nella fase post Covid che ha messo in ginocchio le città d’arte, Firenze in testa.