Elena Del Pozzo uccisa dalla mamma: quali sono i punti oscuri dell'infanticidio

Sotto la lente degli investigatori le dichiarazioni della donna e tante domande ancora senza risposta

La disperazione di Giovanni Del Pozzo, papà di Elena

La disperazione di Giovanni Del Pozzo, papà di Elena

Catania, 14 giugno 2022 - Un lungo interrogatorio poi la confessione del delitto. Martina Patti, 23 anni, ha ucciso la figlia Elena di 5 anni. L'ha colpita più volte con un coltello da cucina e poi ha messo il corpicino in alcuni sacchi neri, prima di nasconderlo sottoterra.

La procura ipotizza una forma di gelosia nei confronti dell'attuale compagna dell'ex convivente, Alessandro Del Pozzo, papà di Elena. Ma sullo sfondo emergono veleni in famiglia, tra accuse e bugie. Il nonno paterno: "Chi è stato deve pagare". La moglie rincara la dose: "Era autoritaria e dispotica, ossessionava mio figlio. Picchiava Elena e gliela abbiamo dovuta togliere spesso dalle mani".

Dall’altra parte la risposta non si fa attendere. "Hanno lasciato Martina da sola, a fare la mamma quando aveva diciotto anni, una ragazzina che sognava di fare il medico e invece si è trovata a crescere una creatura da sola", ribattono i genitori della ragazza. Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, dispone il fermo di Martina con l’accusa di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Gli inquirenti parlano di un "triste quadro familiare con due ex conviventi che, a prescindere dalla gestione apparentemente serena della figlia Elena, avevano allacciato nuovi legami e non apparivano rispettosi l'un l'altro". "C'erano state gelosie e violenze e una delle possibili ragioni che hanno portato Martina Patti a compiere il gesto, può essere proprio la gelosia". Intanto c’è ancora da far luce su diversi punti. Il primo riguarda la dinamica dell’infanticidio. L’ha uccisa appena dentro casa, di ritorno dall’asilo, o invece, come sembra, ha a lungo chiacchierato con la figlia prima di ammazzarla con alcuni fendenti? Martina ha fatto tutto da sola? Lei sostiene di sì, ma è abbastanza complicato pensare che la mamma-Medea abbia messo il corpo in alcuni sacchi neri, se li sia caricati sulle spalle li abbia trascinati per oltre duecento metri in campagna e sotto un sole cocente. Arrivata qui avrebbe scavato una buca per seppellire il corpicino. Infine, avrebbe ripulito casa tutta da sola, togliendo le tracce dal sangue, prima di avviare la messinscena del rapimento. "Non può aver fatto tutto da sola, ha avuto un complice", dice l’ex suocero.