Roma, gli occupanti dell'ex Inpdap: "Pagheremo la luce a rate, come la Lega"

Viaggio nello stabile dove l'Elemosiniere del Papa ha riattaccato i contatori agli abusivi

Roma, una coppia nel palazzo ex Inpdap occupato (LaPresse)

Roma, una coppia nel palazzo ex Inpdap occupato (LaPresse)

Roma, 14 maggio 2019 - L’atmosfera è elettrica. Quel "diavoletto" di don Corrado – come Papa Francesco definisce il cardinale polacco Konrad Krajevski – ieri non si è fatto vedere, ma i 450 occupanti del palazzo ex Inpdap all’Esquilino (tra i quali 100 minori) ancora lo ringraziano. L’Elemosiniere pontificio con competenze ad ampio voltaggio, sceso agli inferi per rompere i sigilli del gestore Areti e riattaccare la corrente per ragioni umanitarie, ha dato la scossa a una situazione tecnico-legale che si era impantanata: "Nessuna possibilità di saldare a Hera i 300mila euro fatturati a Investire sgr e reclamati in base al contratto uso ufficio", dicono da Spin Time Labs.

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Paolo Perrini, 59 anni, mediatore interculturale e presidente di questo "cantiere di rigenerazione urbana", spiega il prossimo passo: "Vogliamo ottenere un contratto di utenza sociale a nostro nome". E gli arretrati? "Li pagheremo. Magari a rate. Come fa la Lega di Salvini con il suo debito da 49 milioni. Precondizione: che le bollette siano ricalcolate a uso abitativo". Ma il progetto sembra più ampio. Marco Alzetta, leader di Action, vuol proporre a Banca Finnat, controllante di Investire sgr ("che ha guadagnato un miliardo in 18 anni con le privatizzazioni"), di valutare la riqualificazione del palazzo secondo il progetto dei tre atenei romani.

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Sarebbe il seguito – legale – all’esperimento di "nuovo modello abitativo, culturale, sociale, economico" in atto da sei anni. Le pareti dell’ingresso sono piene di cartelli. "Li vedi quelli? Sono i turni di portineria. Copriamo le 24 ore: due-tre persone sempre presenti a controllare", dice Paulo, 45 anni, badante peruviano part time. "E questi sono i turni di pulizia scale. Nessuno sgarra". Da ogni ex ufficio è ricavata una stanza familiare con piccola cucina. I bagni sono comuni, a ciascun piano, con scritte multilingue. E sono tutti pulitissimi. In questo trapezoide di quasi 17.000 metri quadrati – certo fuori dal perimetro vaticano ma pur sempre in via di Santa Croce in Gerusalemme – illegalità (dell’occupazione) ed eccezionalità (di ambizioni e traiettorie) combattono risolute. Spin Time Labs prepara tessere onorarie per Papa Francesco e il cardinale Krajevski. E sorella Adriana Dominici, missionaria laica, invita il ministro dell’Interno Matteo Salvini a verificare di persona la realtà che ha commosso l’Elemosiniere. Sabrina Aristarco, 50 anni, è italiana: "Sono cardiopatica e malata di enfisema. Ora sto meglio perché posso fare l’aerosol. Ho rischiato di morire".

Nella sala riunioni e dopo-scuola, al piano terra, è disegnata una grande lampadina. Dentro la lampadina i pensieri dei bambini. "Voglio la luce per le patate al forno" (dice uno). "Perché ho paura del buio" (confessa un altro). Ai piani interrati ci sono laboratori artistici, falegnameria, osteria, biblioteca con 3mila volumi (ecco i ragazzi del collettivo Scomodo), auditorium da 180 posti per spettacoli teatrali e concerti. "I rave-party? Certo, ci sono anche quelli. L’ultimo è stata la 12 ore di classica con il violoncellista Giovanni Sollima", ride Paolo Mauriello, della onlus Icbie. "Facciamo paura, eh? – teorizza Perrini (Spin Time Labs) –. E sa perché? Questo è l’unico spazio di Roma che include tutti, dagli uomini di Chiesa alle comunità Lgbt".