Elementari di nuovo in Dad La maestra: "Non è la stessa cosa"

"Bimbi ’digitali’, ma perdono in autonomia e sono più passivi"

"La didattica a distanza? All’inizio per i bambini è una novità, ne sono entusiasti. Utilizzando già gli strumenti digitali, per loro questa è una competenza che si rafforza, non che si acquisisce da zero. E comunque deve essere chiaro: la Dad non sostituirà mai la didattica in presenza".

Elisabetta Coruzzi è una delle maestre elementari che, da ieri, vedrà i suoi alunni solo attraverso uno schermo. A causa dei colori rosso e arancione scuro che stanno ’richiudendo’ l’Italia, uno studente su tre deve rinunciare alla didattica in presenza. Nel caso di Elisabetta, che insegna a Crespellano, un comune del Bolognese – "zona quasi rossa" per ammissione dello stesso sindaco – tutti gli studenti sono già in Dad, anche i suoi 14 alunni.

Nel vostro istituto, la Dad implica, dalla seconda elementare alla terza media, lezioni di 45 minuti, per tre ore massimo, e con molti intervalli. L’apprendimento a che livello è? "Non è uguale. In classe si lavora in modo cooperativo, per piccoli gruppi. I bimbi sono soggetti attivi ma con la ’Dad’ si perde l’interazione con il bambino. Noi prevediamo una didattica che parta, ad esempio, da un testo condiviso su drive o la ricerca per gruppi, tuttavia manca il confronto. Diventa più un lavoro passivo".

Il mezzo vi separa?

"Esatto: i bambini non si mettono in gioco. Se poi c’è il genitore che li aiuta, come è normale, questo va a scapito della loro autonomia".

È come se non attecchisse ciò che imparano online...

"È un po’ quello che accade".

Il 24 febbraio 2020 ci fu la serrata delle scuole. A settembre come ritrovò i suoi alunni?

"Ho notato un calo di autonomia in tutto. Quanto all’apprendimento, era per lo più superficiale, tranne le parti su cui abbiamo lavorato in condivisione".

Ha dovuto ricominciare daccapo?

"Sì: abbiamo dovuto riprendere molti argomenti e soprattutto abbiamo dovuto riabituarli a far da soli. In compenso, hanno imparato a stampare, digitalizzare, creare presentazioni. Sono molto avanti. Del resto questa è una generazione nata con il computer: ha perso l’uso della biro, ma non della tastiera".

La socializzazione come va? "Nessun problema: sono sempre rimasti in contatto attraverso videochiamate o whatsapp". Come vede il futuro dei suoi alunni?

"Non è una generazione persa, ma che, forte di questa esperienza, ha sviluppato solo alcune competenze. Puntiamo a integrare l’attività didattica ‘normale’ con quella digitale".

Federica Gieri Samoggia