"Elegante e sensibile Nessuna come lei"

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"Quando sono arrivata in Italia io, negli anni Sessanta, Catherine Spaak era al culmine del successo. Sentii subito che era rara, nel suo genere. Così diversa, nella figura, nel corpo, nei modi, da tutte le sue colleghe. Aveva un corpo filiforme, un’eleganza innata: aveva una madre attrice, uno zio che era stato primo ministro del Belgio. Mi piacque subito moltissimo".

Anche Milena Vukotic aveva un fisico esile, un passato nella danza, un’educazione francese, parentele illustri in un altro regno europeo, il Montenegro.

Avete poi lavorato insieme, nel film "Il marito è mio e l’ammazzo quando mi pare", di Pasquale Festa Campanile…

"Sì, era il 1967. Tanto tempo dopo, abbiamo fatto parte della stessa stagione di Un medico in famiglia. Poi, un giorno, ci siamo incontrate e mi ha detto: “Vorrei tu venissi ad Harem“, la trasmissione che conduceva sulla Rai".

Quando è stata ospite ad Harem che Catherine Spaak ha conosciuto?

"Una persona dal savoir faire estremo, molto sensibile a quello che succedeva intorno a lei: capiva se i suoi ospiti si sentivano a loro agio, era attentissima. La ragazza simbolo della giovinezza, il sex symbol degli anni Sessanta, era diventata una attenta esploratrice di storie femminili".

Che figura di donna ha incarnato, in definitiva?

"È stata almeno due donne. Da adolescente, era moderna, disinvolta, e questo la ha distinta da tutte le altre. Non era esplicita come Brigitte Bardot. Ma nel Sorpasso, basta la sua apparizione, folgorante, a far crollare tutte le certezze di Gassman".

Giovanni Bogani