Giovedì 18 Aprile 2024

Eitan, telefonata con la zia Aya Biran: "Andremo in Israele"

Contatto tra il piccolo portato via dal nonno materno e gli zii paterni: "Tornare con lui in Italia? Speriamo". Le autorità israeliane: "Collaboriamo con l'Italia"

Or Nirko, lo zio paterno del piccolo Eitan (Ansa)

Or Nirko, lo zio paterno del piccolo Eitan (Ansa)

Roma, 15 settembre 2021 - Una telefonata. Breve. Ma un "piccolo contatto" c'è stato. Un "piccolo contatto" (lo zio paterno lo chiama così) tra il piccolo Eitan (il bimbo unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Motarone) che il nonno materno ha portato in Israele e gli zii paterni Aya (la tutrice legale del bambino) e il marito Or Nirko. Il piccolo da un capo del filo in Israele, gli zii nella loro casa a pochi chilometri da Pavia dove Eitan viveva dopo essere uscito dall'ospedale. "Sì è vero - ha confermato oggi lo zio - un piccolo colloquio c'è stato, ma non voglio entrare nel merito, sono cose private".

Insomma, sembra che i toni comincino ad ammorbidirsi in una vicenda che fin dai giorni successivi alla spaventosa tragedia del Mottarone (Eitan ha perso la mamma, il papà, il fratellino e i nonni paterni) ha visto sempre più contrapposti i parenti del piccolo: da un lato quelli materni, dall'altro quelli paterni: al centro la tutela del bambino che i giudici italiani hanno affidato alla zia Aya che vive appunto in provincia di Pavia. Fino al clamoroso epilogo del prelevamento del piccolo da parte del nonno materno Shmuel Peleg che si trova adesso indagato per sequestro di persona (nei guai è finita anche la moglie sempre con la stessa accusa).

Il nonno oltre ad essere indagato dalla magistratura italiana è stato messo agli arresti domiciliari in Israele e questo può voler dire che non si arriverà a un braccio di ferro diplomatico tra i due Paesi (qui l'intervista all'ambasciatore israeliano in Italia). Da Israele hanno già fatto sapere che rispetteranno le leggi internazionali in materia.

Intanto sempre zio Or Nirko ha fatto sapere che andrà in Israele: "Eitan ti manchiamo e ti vogliamo bene. Le nostre bimbe - ha aggiunto - tutti i giorni si svegliano e lui non c'è. Tornare con EItan in Italia? Non posso prevedere il futuro, speriamo. La strada è ancora lunga". Per lo zio sicuramente Shmuel Peleg non ha fatto tutto da solo: "Ci sono tanti complici. E il ruolo della nonna è importante". 

Però Or Nirko non chiude la porta ai Peleg: "Siamo pronti ancora a dialogare con la famiglia Peleg. Noi gli abbiamo concesso tutte le visite, anche se temevamo che potesse succedere quello che è accaduto".

Di certo, hanno detto i legali di Aya Biran, la famiglia chiederà la restituzione del bambino.

L'inchiesta

Intanto si viene a sapere che il giudice tutelare di Pavia Michela Fenucci aveva stabilito, con un decreto dello scorso 10 agosto, che Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan, restituisse il passaporto di Eitan. invita il tutore a domandare a Shmuel Peleg la consegna del passaporto entro e non oltre il 30 agost ". La consegna non è mai avvenuta e ha permesso al nonno, indagato dalla procura di Pavia per sequestro di persona aggravato dall'età del minore, di prendere un aereo dalla Svizzera e raggiungere Israele con il nipote.

Il governo di Israele

Il governo israeliano oggi ha risposto a una nota verbale inviata dalla Farnesina sul caso Eitan. "Confermiamo che il bambino Eitan Biran è entrato in Israele l'11 settembre - è la risposta del governo isrealiano -. Israele agirà in cooperazione con l'Italia, per il bene del minore. Le autorità israeliane stanno seguendo il caso e gestiranno qualunque richiesta, pervenuta attraverso i canali appropriati, in conformità della legge e dei trattati internazionali pertinenti".