Eitan, nonno fa ricorso contro mandato cattura. Il gip: da lui nessuna pietà per il bimbo

La Procura di Pavia accusa di sequestro di persona Shmuel Peleg e l'autista, un ex militare di "Blackwater". "Hanno attuato un piano strategico premeditato". Pg chiede l'estradizione

Eitan con il nonno materno Shmuel Peleg  (Ansa)

Eitan con il nonno materno Shmuel Peleg (Ansa)

Pavia, 10 novembre 2021 - I legali del nonno materno di Eitan, Shmuel Peleg, rappresentato sul fronte penale in Italia dall'avvocato Paolo Sevesi, hanno già depositato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Pavia con conseguente mandato d'arresto internazionale e richiesta di estradizione a carico dell'uomo accusato del rapimento del nipote e del suo accompagnatore. Il ricorso è stato depositato oggi con riserva di motivazioni, anche perché i legali non hanno ancora avuto accesso agli atti e all'ordinanza. 

La Procura di Pavia ha emesso due mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno e dell'uomo che lo ha aiutato a rapire Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto all'incidente alla funivia del Mottarone. Il piccolo Eitan fu prelevato da Travacò (Pavia), dove viveva con la zia tutrice Aya, dal nonno e portato a Lugano su un'auto guidata da Abutbul Alon, dove fu imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv. Eitan è ormai al centro di una contesa tra due rami familiari, e la notizia dei mandati di cattura giunge proprio il giorno prima dell'udienza in programma in Israele, quando il Tribunale valuterà il ricorso presentato dai nonni materni contro la sentenza che ha disposto il rientro del bambino in Italia.

Peleg e l'autista sono accusati di sequestro e di aver architettato un "piano strategico premeditato". Inoltre si scopre da una nota della procura di Pavia che Gabriel Alon Abutul "appartiene verosimilmente alla compagnia militare di contractor 'Blackwater' ed è stato 'assunto' dai nonni materni per assisterli e aiutarli nel loro progetto di trasferimento del piccolo Eitan in Israele". L'uomo avrebbe anche pagato 42 mila euro per il jet privato di una compagnia tedesca utilizzato per il trasferimento. 

In merito alle ordinanze di custodia cautelare la Procura di Pavia spiega che i nonni di Eitan, Shmuel Peleg ed Ester Cohen, "avevano da tempo maturato un sentimento di ostilità nei confronti della zia paterna tutrice Aya". E avevano anche messo in atto "alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il sequestro di Eitan, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto di Esther Cohen, con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua somma di denaro", continua la Procura.

L'ordinanza di custodia cautelare per il nonno e l'autista

Nell'ordinanza emessa dal gip di Pavia si sottolinea che Peleg potrebbe rapire ancora Eitan: il pericolo di reiterazione del reato è contestato su richiesta della Procura nel mandato d'arresto internazionale. Contestato anche il pericolo di inquinamento probatorio. E' indagata in concorso Esther Cohen, la nonna di Eitan, ma per lei non è stato chiesto l'arresto.

Nel corso del rapimento di Eitan sono state usate "tecniche di intelligence parlallela", scrive il gip, Pasquale Villani, nell'ordinanza di custodia cautelare. Il riferimento all'intelligence è, in particolare, al frangente in cui Shmuel Peleg "riesce a far superare al bambino il controllo al posto di frontiera aerea di Lugano a dispetto del fatto che sul passaporto israeliano del minore pendesse, visibile sugli archivi telematici in uso alle forze di polizia di diversi Paesi, una denuncia di smarrrimento del documento presentata dalla zia Aya e che dovesse essere stato già inserito - per quanto tale circostanza non venisse attestata dall'autorità di controllo elvetica - il divieto di espatrio se non accompagnato dal tutore, disposto dalla magistratura italiana".

Il giudice concede che l'intento di 'riportare a casa' Eitan corrispondeva "forse a una legittima e finanche comprensibile aspirazione a che questi crescesse in una più stretta connessione verso le proprie radici ebraiche e il ramo materno della sua famiglia". Quella di Peleg "era però una chimera poiché nel suo vagheggiamento egli non considerava, se non come una proiezione delle sue ambizioni e dei suoi intendimenti, l'inerme Eitan".

Da parte del nonno Shmuel Peleg c'è stata "una mancanza di discernimento e di pietà" nei confronti di Eitan, è ancora il gip nel provvedimento. Nella "diatriba familiare", prosegue il magistrato, "è mancato di sovente perfino il pudore nell'argomentazione giuridica da parte degli operatori che assistevano l'indagato". L'ordinanza "deve valere a ristabilire un minimo senso delle cose e, se si vuole, di diritto, in una vicenda giudiziaria nella quale l'uno e l'altro sembrano essere stati smarriti di sovente". 

Ora il Ministero della Giustizia, dopo aver studiato la convenzione internazionale attiva tra i due Paesi, deciderà se inoltrare o meno una richiesta di estradizione alle autorità israeliane. Dopo si aprirà un dialogo tra i ministeri dei due Stati e Israele dovrà far sapere se intende consegnare gli indagati.