Giovedì 18 Aprile 2024

"Eitan deve tornare in Israele" Guerra di famiglia sul bimbo superstite

Il piccolo di 6 anni vive con la sorella del papà. Ma la zia materna denuncia: "Lo tengono in ostaggio in Italia"

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di Manuela Marziani

In una domenica che avrebbe dovuto essere di festa ha visto morire i suoi genitori, il fratellino e i bisnonni che erano venuti in Italia a trovarlo. Eitan Biran è l’unico sopravvissuto della strage del Mottarone costata la vita a 14 persone. Dopo le dimissioni dall’ospedale Regina Margherita di Torino, mentre si stava riprendendo seguito dagli psicologi, si è ritrovato suo malgrado al centro di una contesa internazionale. A tre mesi dalla tragedia, infatti, il ramo materno della famiglia che vive in Israele ha avanzato un’istanza per l’affidamento del bambino di 6 anni. Attualmente Eitan è stato affidato alla zia paterna Aya Biran, medico 41enne che vive a Travacò con il marito Or Nirko e due figlie che frequentano la stessa scuola di Eitan, l’istituto delle Canossiane. "Eitan è stato portato via da una famiglia che non lo conosceva e che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo". È la dura denuncia di Gali Peri, zia materna del piccolo Eitan. La donna, arrivata in Italia subito dopo la tragedia, insieme al padre e a zia Aya era stata accanto ad Eitan quando era ricoverato in ospedale.

Dopo le dimissioni del piccolo a Pavia è stata organizzata una partita di calcio femminile per raccogliere fondi da destinare ad Eitan e lei aveva voluto essere presente. Avevano scelto di rimanere a casa per proteggere il bambino, invece, gli zii paterni. Secondo Gali e il marito Ron Peri "Eitan è stato affidato ad Aya mentre noi, dopo la tragedia, osservavamo il tradizionale settimana ebraica di lutto profondo. Lo abbiamo appreso solo a posteriori. Tutto ciò è avvenuto in forma scorretta. È tenuto in ostaggio". Per visitare Eitan gli zii materni sostengono di aver dovuto presentare un ricorso in tribunale, "che ha disposto due visite la settimana, di due ore e mezzo". "Sono tornata martedì dall’Italia – ha aggiunto Gali –. Ho incontrato Eitan. Ma lui non capisce perché ci tratteniamo così poco e quando lo lasciamo scoppia in lacrime. Ci chiede se ha fatto qualcosa di male. Noi dobbiamo allora tranquillizzarlo, così come possiamo".

La volontà di zia Aya di chiedere l’affidamento di Eitan, lascia interdetti Gali e Ron Peri "non esiste nemmeno una foto che ritragga la zia con Eitan". Perplesso il presidente della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani: "È tutto -abbastanza triste – ha commentato –, non so che logica ci possa essere a portare il bambino in Israele, in un ambiente diverso". A suo parere il bambino appare ora "ben inserito insieme alle due cugine e a una zia che gli sta vicino da quando è nato". "A scuola tutti i compagni stanno aspettando questo bambino", ha detto la direttrice delle Canossiane, madre Paola Canziani, e pure i baby calciatori del Real Torre hanno un posto in squadra per Eitan. La sorella di Tal Peleg, mamma del piccolo ricorda come la psicologa 27enne volesse dare al figlio un’educazione ebraica ed israeliana, cosa che secondo loro non avviene dalla zia paterna. "La nostra sensazione – ha affermato la zia materna – è che il bambino stia per essere staccato da noi. Vogliamo dedicarci ed Eitan e dargli tutto il calore e l’affetto di cui ha bisogno, fino alla maggiore età e anche oltre. Non ci interessano eventuali indennizzi e comunque sarebbe Eitan a deciderne l’uso ai 18 anni".

Spetterà al tribunale di Pavia sbrogliare l’intricata matassa. Intanto Eitan ieri avrebbe dovuto incontrare in Italia la nonna materna Eti e la zia Aviv, ma l’incontro è stato annullato. Per Ron Peri la spiegazione può essere una sola: "Si è trattato di una prima punizione da parte della zia Aya per aver portato la questione all’attenzione della stampa". Nel frattempo Pavia resta a guardare un bambino che si ritrova conteso da due famiglie dopo essere scampato, unico sopravvissuto, a una tragedia inimmaginabile.