Giovedì 18 Aprile 2024

Ergastolo ostativo, Consulta apre a permessi premio anche per mafiosi e terroristi

La Corte Costituzionale: "Purché ci siano elementi che escludono collegamenti con la criminalità organizzata". Salvini: "Faremo ricorso". Di Maio: "Daremo battaglia"

Palazzo della Consulta

Palazzo della Consulta

Roma, 23 ottobre 2019 - Cade il divieto assoluto per gli 'ergastolani ostativi' di accedere a permessi premio durante la detenzione. La Corte Costituzionale ha dichiarato infatti l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 bis, comma 1, dell'ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l'attualità della partecipazione all'associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, spiega Palazzo della Consulta, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo. In virtù della pronuncia della Corte, la presunzione di ''pericolosità sociale'' del detenuto non collaborante non è più assoluta ma diventa relativa e quindi può essere superata dal magistrato di sorveglianza, la cui valutazione caso per caso deve basarsi sulle relazioni del Carcere nonché sulle informazioni e i pareri di varie autorità, dalla Procura antimafia o antiterrorismo al competente Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.

La Corte si è riunita oggi in camera di consiglio per esaminare le questioni sollevate dalla Corte di cassazione e dal Tribunale di sorveglianza di Perugia sulla legittimità dell'articolo 4 bis, comma 1, dell'Ordinamento penitenziario là dove impedisce che per i reati in esso indicati siano concessi permessi premio ai condannati che non collaborano con la giustizia. In entrambi i casi, si trattava di due persone condannate all'ergastolo per delitti di mafia.

DI MAIO: DAREMO BATTAGLIA - "Qualcuno sostiene che con il carcere duro si ledono diritti umani, ma noi non siamo d'accordo. Se abbiamo leggi dure contro la mafia è perchè siamo in guerra. Rispettiamo la sentenza della Corte ma come Movimento Cinque Stelle faremo una battaglia perchè chi è in galera con il carcere duro ci rimanga", afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

IRA DI SALVINI - "Vedremo con i nostri uffici di Camera e Senato se è possibile ricorrere perché è una sentenza che grida vendetta" ha detto Matteo Salvini in diretta Fb a proposito della sentenza. "O proviamo a cambiare la sentenza oppure la Costituzione, se è questa l'interpretazione che ne viene data. Mi sale pressione, ma che testa hanno questi giudici? Premio/ ergastolo, premio/mafia: è un ossimoro, è un antitesi. Ma che ca.. di paese sta diventando l'Italia?" ha aggiunto. 

ZINGARETTI: "SENTENZA STRAVAGANTE" - "Una sentenza un pò stravagante, non mi sento in sintonia con quanto stabilito". Così Nicola Zingaretti a Porta a Porta sulla sentenza della Consulta. "Se si arriva a sentenza definitiva su fatti così gravi, io mi fermerei lì", ha detto ancora il segretario del Pd.

IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA - Il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, non appena appresa la notizia della sentenza della Consulta, ha immediatamente dato impulso agli uffici del ministero di mettersi subito al lavoro per analizzare le possibili conseguenze. Lo si apprende da fonti di via Arenula. "La questione ha la massima priorità" ha detto il ministro.

ARDITA CONFIDA NEL PARLAMENTO - Sebastiano Ardita, oggi presidente della Commissione del Csm sulla esecuzione penale e la Sorveglianza e in passato pm in prima linea contro Cosa nostra, non nasconde la sua preoccupazione per quello che potrebbe avvenire dopo la pronuncia della Consulta. Una sentenza che, "in linea con la Corte Europea, rivede il modello normativo fino ad oggi vigente di assoluta chiusura nella concessione di benefici ai mafiosi che non collaborano con la giustizia. Ma il suo contenuto non rappresenta di per sè un superamento di quel modello, perché rimette al Legislatore il compito di modulare in concreto l'ampiezza di questa innovazione", aggiunge Ardita, confidando nell'intervento del Parlamento.