Mercoledì 24 Aprile 2024

Effetto virus: ora sprechiamo meno cibo

Durante la pandemia gettato il 12% in meno di alimenti. Il professor Segré: "Abitudini cambiate: si cucina in casa e si sta attenti alla spesa"

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di Rosalba Carbutti

BOLOGNA

L’essenziale è invisibile agli occhi, diceva il Piccolo Principe. E, in effetti, non vedendolo, rischiamo di sprecarlo. Vale per le cose belle della vita. E, quindi, anche per il cibo. La buona notizia, però, dopo giorni, settimane, mesi di pandemia, è che il malefico morbo qualche spreco alimentare ce l’ha fatto ridurre. Si quantifica nel 12 per cento in meno, a livello nazionale. Che tradotto in chili di cibo nella spazzatura, significa ’salvare’ dalla pattumiera 3,6 chili di cibo a testa, 222mila tonnellate in Italia, con un risparmio di 376 milioni di euro, rispetto all’epoca pre-Covid. Parola di Andrea Segrè che ha inventato la campagna ‘Spreco Zero’, ormai sua ragione di vita. Professore di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, fondatore di Last Minute Market, per la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare di venerdì, lancia una proposta. Per non sprecare, ovvio. Ma anche per risparmiare.

Professore, come riuscire nel miracolo in tempi di pandemia?

"Ho creato Last minute market oltre vent’anni fa. Obiettivo: recuperare i prodotti invenduti per fini solidali. All’inizio ci credevano in pochi, anche a Bologna, che è città accogliente anche delle nuove idee. Oggi è un’impresa sociale. A questo punto, perché non fare una legge ad hoc che obblighi a evitare gli sprechi?".

Già, ma come?

"Le eccedenze sono ovunque. Ma se grande distribuzione, store grandi, medi e piccoli, catene, fossero portati a non buttare manco un prodotto, si risparmierebbero miliardi".

Secondo i dati dell’Osservatorio Waste watcher international si sfiorano i 10 miliardi di euro di perdite per lo spreco, di cui sei a causa di quello domestico...

"Ecco, dei 4 miliardi che rimangono, una parte si può recuperare. Direi, a spanne, la metà: 2 miliardi. Mica male in tempi di crisi da Covid...".

La pandemia, però, ha portato qualcosa di buono: gli sprechi sono diminuiti...

"Sì, perché sono cambiate anche alcune abitudini. Si programma di più, visto che si cucina in casa. E, quindi, si va al supermercato con la lista della spesa. In tempo di virus, si fanno acquisti più mirati e ci lascia poco tentare da offerte e offertine".

Insomma, addio al ‘tre per due’?

"Di certo, c’è una tendenza da alcuni mesi a fare più attenzione. C’è maggiore sensibilità sia allo spreco sia alla sostenibilità ambientale. E gli italiani sono più attenti di Francia e Germania, Stati Uniti e Canada".

Una buona notizia...

"Beh, in verità, dovremmo essere i primi in assoluto, il Paese laboratorio. Ma l’Italia pur essendo la patria della dieta mediterranea, risulta che siamo fra i Paesi che meno la seguono...".

Morale: l’impatto della pandemia è positivo o negativo sulla sostenibilità ambientale?

"Il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. C’è meno traffico, è vero. Ma per paura dei contagi si usano meno i mezzi pubblici. Poi sono aumentati i rifiuti, come mascherine e guanti, ma sono diminuiti gli spostamenti. Insomma, positività e negatività sono quasi pari".

Venerdì, nella Giornata anti-spreco, compirà 60 anni. Qual è il suo bilancio?

"Sono molto soddisfatto. Per quanto riguarda lo spreco domestico, mi auguro che i dettami del riciclo in cucina come prescriveva Pellegrino Artusi non si perderanno. E credo che l’attenzione verso la sostenibilità aumenterà nei prossimi anni. Questo il Covid ce l’ha insegnato. Ma attenzione: questo virus sta portando anche nuove povertà. Su questo dobbiamo riflettere. E agire".