Cos’hanno in comune i vestiti, le scarpe, i giocattoli, i mobili, le stoviglie e persino gli edifici? Appartengono a quell’universo quanto mai variegato delle ‘cose’ che ci circondano, che fanno parte della quotidianità per un periodo più o meno lungo delle nostre esistenze, per poi distaccarsene. Chi dice che non meritino una seconda chance? È da questo semplice e infinito presupposto – allungare il ciclo di vita degli oggetti per ridurre la quantità di rifiuti e lo spreco di risorse – che parte Letizia Palmisano, appassionata giornalista ambientale, nel suo ultimo libro, ‘Sette vite come i gatti. Ridare valore agli oggetti. Storie di economia circolare’.
Palmisano, la transizione ecologica comincia dal nostro armadio?
"Certo, come dalla dispensa, dalla libreria o dalla cantina. Le alternative circolari sono davvero possibili e, il più delle volte, sono più facilmente realizzabili e concrete di quanto pensiamo".
Termini come riparazione, rammendo, condivisione, prestito, riuso sono caduti nell’oblio. Quando ci siamo convertiti all’usa e getta?
"Negli anni Ottanta e Novanta era la cultura del possesso a dominare: gli oggetti erano status-symbol, se qualcosa smetteva di funzionare finiva nel cestino. Non è più sostenibile".
La percentuale di persone interessate ad adottare comportamenti ‘green’ è in aumento. Poche, però, sono quelle che lo fanno veramente. Perché?
"Tutti abbiamo chiaro che c’è un’emergenza ambientale in corso: meno chiaro è sapere come fare, da dove partire".
Lei da dove è partita?
"Si comincia cambiando il proprio approccio allo shopping ed evitando gli acquisti compulsivi. Se siamo invitati a un matrimonio, non dobbiamo necessariamente comprare un costoso capo da cerimonia che forse non indosseremo più: possiamo chiederlo in prestito a un’amica o una parente, o noleggiarlo. La rete pullula di siti e app dedicati al ‘fashion renting’ (abiti a noleggio). Ma il cambio di approccio riguarda anche altri settori: in cucina non servono 25 tipi di coltelli differenti, a meno che non siamo degli chef. Basta riflettere su quante pentole e stoviglie usiamo realmente nel corso della giornata".
Lei elenca gli effetti benefici della riparazione: sul portafoglio, sul pianeta e sul mondo del lavoro, con la creazione di nuovi profili.
"Di più: intorno ai luoghi che, sempre più numerosi, sorgono nel nostro Paese per la riparazione di oggetti stanno nascendo, in modo del tutto spontaneo, vere e proprie comunità. A me piace definirli luoghi magici, perché ci fanno sperare in un futuro migliore".
Madalena De Franchis