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Il vocione del Maestrone tuona dalla montagna. Da Pavana, dalle origini, da un mondo fa, quando c’era stata la guerra, quando non c’era da mangiare e bisognava arrangiare tutto. Quando le castagne erano buone. Francesco Guccini ha cantato e scritto il tempo andato. E al tempo andato, per i sibili di guerra che arrivano, adesso si torna col pensiero. Le code al supermercato, i generi alimentari da mettere al sicuro da sbalzi impazziti di prezzi che aleggiano nell’aria. Il Maestrone non perde l’ironia. Appena risponde fa, col tono surreale e finto inquisitore: "Ma come, non sei in Ucraina a fare il volontario?". Risposta: "Non ancora…". Mezzi sorrisi, un po’ amari, accennati, col ricordo del vecchio fare scherzoso da osteria. Poi diventiamo seri. Fucile e lecca lecca: la foto della 'ragazzina con la caramella' simbolo della guerra Kiev ai piloti russi: "Un milione di dollari se vi arrendete e ci consegnate il jet" C’è paura, Francesco? La intuisci, la avverti? "Un po’ ce l’ho. Non fa piacere avere una guerra a due passi". Il ministro Giorgetti dice che, oltre a creare riserve di energia, dovremmo accumulare anche beni per vivere… La gente corre a fare provviste. "È un problema che forse riguarda più le città. Nelle periferie o nei paesi, come qua in Appennino non c’è tanto quel senso, anche se nei supermercati c’è il divieto di acquistare più del dovuto, per fare scorte". Draghi chiede all’Europa di aumentare la terre coltivabili, sembra di tornare a Mussolini che parlava di Sicilia granaio d’Italia. "Non farei un salto così grande. Allora c’era l’orticello di guerra. Era anche una canzone, che si intitolava così. Nella aiuole pubbliche coltivavano il grano, ma era più propaganda". Quando eravamo poveri. Tu hai vissuto e osservato da vicino quel tempo… "Io sono stato ...
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