Giovedì 18 Aprile 2024

"Ecco perché il calcio è una malattia. Ve lo spiego con un paio di disegni"

Tra scienza e ironia, il ferrarese Marcello Carrà ha realizzato un libro d’illustrazioni sul ’batterio dei tifosi’ "Fa perdere la coscienza di sé e della realtà. È un retaggio dell’uomo preistorico, non ci sono vaccini"

La metamorfosi del tifoso elvetico Luca Loutenbach, diventato famoso dopo Svizzera-Francia

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"Non sono stato un grande sportivo neppure da ragazzo. Ero scarso a giocare a pallone. E non mi piacciono le esagerazioni attorno a questo gioco, ammesso che si possa chiamare così. Il calcio è una malattia. Ho usato penna e pennini a china sottili per dimostrarlo: è venuto fuori una specie di trattatello illustrato medico-scientifico, che spero divertente". Marcello Carrà è un tipo non convenzionale. Ferrarese, 45 anni, ingegnere, lavora in studio – progettazione strutturale e tecnica delle costruzioni – fino all’ora di pranzo. "Poi stacco e mi dedico alla cosa che preferisco: il disegno".

Detta così non rende l’idea. Carrà è un artista che ha messo da parte la pittura a olio: meglio una biro. Con la penna Bic, inchiostro nero, ha costruito un universo metafisico di insetti, agnelli, pesci, uccelli, maiali. Applicando la cura del particolare su tavole grandi o addirittura gigantesche. Lo stile si ispira al geniale Escher e ai maestri fiamminghi: Bruegel, Vermeer, Bosch. Ma il suo La sindrome del pallone edito da La Nave di Teseo richiama il fantastico Codex Seraphinianus, aggiungendo un testo scritto ai disegni surrealisti e talvolta orrifici. Il risultato è un piacere per gli occhi. E un libro che incuriosisce.

Il calcio come patologia?

"Ho esaminato causa, sintomi, forme e manifestazioni. Il bacillus calcisticus intacca l’organismo: il decorso è rapido e porta al delirio. La vittima viene narcotizzata dalla tivù, il monolite nero abitato da opinionisti che cambiano opinione ogni ora. E da radio, stampa, web. Fa dello stadio il terreno di sfogo dei malesseri quotidiani".

Caratteristiche del morbo?

"Contagia solo gli esseri umani: gli animali sono immuni. Determina la perdita di coscienza di sé e della realtà. Non esiste vaccino".

È curabile?

"A certe condizioni e con una terapia d’urto. L’azione più efficace è preventiva: l’apertura della mente a valori spirituali. Serve un elisir di buone letture, musei, frequentazioni sane. Non sempre i danni sono irreparabili e irreversibili".

Dove attacca il batterio?

"Si ancora al cervello della vittima dai primi anni di età. È un retaggio dell’uomo preistorico, che si nutriva di una pianta cresciuta nelle foreste del paleolitico: il papavero da calcio. Resta latente nel midollo spinale, poi in certe occasioni si attiva per emulazione. È presente già nel feto maschile".

Il genere femminile?

"È molto meno permeabile. Nel giardino dell’Eden, è l’uomo a tentare la donna con la mela-palla".

E i ragazzi?

"Sono ad alto rischio. È importante sorvegliare le scuole e gli altri luoghi d’aggregazione".

Come si manifesta la malattia?

"Il soggetto adulto presenta un’irresistibile attrazione per la forma sferica. È un desiderio erotico di rotondità femminile: la passione ha natura sessuale".

Qual è il comportamento del malato di pallone?

"C’è la sindrome attiva o passiva, leggera e grave. La forma peggiore sfocia nella degenerazione violenta: offese sanguinose, mazze, spranghe".

Esiste una forma benigna della patologia?

"Per fortuna è molto diffusa. Favorisce l’aggregazione e il convivio: produce un tifo allegro, familiare, rispettoso degli altri. È capace di rivelarsi come amor patrio durante i campionati mondiali ed europei. Il tifoso affetto da questa variante esprime a volte un grido di sollievo: goal. E coltiva in giardino la pianta delle birrette".

Proprio non le piace il calcio?

"Sono andato allo stadio per un derby tra Spal e Bologna. Malgrado il posto di tribuna ho capito di essere in una zona franca. Lì succede di tutto".

Il tifo è una colpa imperdonabile?

"Riserva al calcio un’attenzione spropositata: campioni olimpici di sport nobilissimi sono ignorati. La mia denuncia è un atto di giustizia".

Ma in una partita c’è anche tanta letteratura, tanta bellezza.

"Verissimo. Maradona e Baggio appartengono all’arte, hanno espresso sul campo eleganza e raffinatezza. Mi chiedo allora: perché lasciare il piacere del calcio in mano ai violenti e a spregiudicati faccendieri?".