Giovedì 25 Aprile 2024

Ebbe un figlio dall’alunno di 15 anni Confermata la condanna alla prof

Violenza sessuale, sei anni e cinque mesi all’insegnante 34enne. Ribaltata la posizione del marito: assolto. L’uomo si era attribuito la paternità. Ma per i giudici d’Appello non poteva sapere che il bimbo non fosse suo

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Il bimbo nato dalla relazione tra l’insegnante di inglese e l’allievo di 15 anni, sta per compiere quattro anni. E per quel rapporto, iniziato quando il ragazzo aveva 13 anni e mezzo, che fece scandalo, non solo a Prato, la madre è stata condannata di nuovo: sei anni, cinque mesi e quindici giorni il “nuovo“ verdetto della corte d’appello, nel processo di secondo grado svoltosi ieri a Firenze. Mentre la posizione della operatrice sociosanitaria 34enne – accusata principalmente di violenza sessuale su un minore di 14 anni –, esce sostanzialmente confermata dal penultimo giudizio, cambia totalmente lo scenario che riguarda suo marito: è stato assolto, dopo che era stato condannato a un anno e otto mesi per alterazione di stato, in pratica per essersi assunto la paternità di quel figlio avuto dalla moglie sapendo che non fosse suo.

Invece, non è provato che prima della prova del Dna, egli fosse certo che il bambino nato nell’agosto 2018 non gli appartenesse. È su questo punto - ma solo su questo – che un tribunale composto interamente da donne (Anna Maria Sacco la presidente, Silvia Mugnaini e Paola Palasciano a latere) ha seguito l’accorata arringa difensiva dei difensori di questa coppia arrivata presto in tribunale, jeans, sneakers, mascherina e maglietta, ancora insieme nonostante tutto, l’uno accanto all’altra ad ascoltare in silenzio sia le nette conclusioni della procura generale (il sostituto Pietro Ferrante aveva chiesto la conferma della condanna per lui e sei anni e nove mesi per lei), poi le maxi richieste di risarcimento della parte civile, infine gli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, nel tentativo di spostare avanti nel tempo, cioè quando il baby amante aveva già compiuto 14 anni, l’inizio di quella relazione "sbagliata".

Poi, erano vicini anzi vicinissimi quando, alle 14 in punto, il tribunale è uscito con il verdetto. Amaro per lei, nuovamente colpevole di aver approfittato, secondo le accuse, di un ragazzo troppo piccolo per dire sì o no, di averne condizionato la crescita e la maturità, di averlo “ricattato“ affinché continuassero a vedersi anche quando lui voleva dire basta.

Dolce per lui, come una parola che le ha sussurrato all’orecchio dopo aver capito che nel giorno del suo 35esimo compleanno, l’incubo era un po’ meno nero. Marito e moglie hanno assistito anche ai commenti post udienza, senza fuggire alle telecamere e agli obiettivi, ma declinando l’invito a dire, per la prima volta, la loro.

"Siamo contenti per il risultato di un padre che non ha fatto altro che regalare il suo amore per un neonato – hanno commentato gli avvocati Nistri e Alfano –. Certamente ci aspettavamo qualcosa di più per la moglie, siamo in attesa delle motivazioni. Siamo convinti della bontà della nostra ricostruzione e faremo ricorso in Cassazione". La corte d’appello ha innalzato anche la provvisionale nei confronti del ragazzo, nato nel novembre del 2003 (il primo incontro sessuale tra loro è collocato dall’accusa nel giugno del 2017), e dei suoi genitori: 50mila euro in totale. Fu la famiglia ad innescare l’inchiesta, dopo aver intercettato il turbamento dell’adolescente che si era anche sfogato con un allenatore per quello che gli stava capitando, paternità compresa.