Bisogna rompere le cose per capire come sono fatte. Ma bisogna anche saperle aggiustare. Amalia Ercoli-Finzi compirà 85 anni il 20 aprile e pianifica lo sbarco dell’uomo su Marte. Non ha paura di inchinarsi davanti a un lavandino che perde. Gli ingegneri tendono a semplificare le cose complesse, al contrario degli intellettuali. C’è però chi invita a diffidarne perché cominciano con la macchina da cucire e finiscono con la bomba atomica. "La macchina da cucire, che capolavoro. Un vero enigma concettuale: per poter fare il punto, il piede che tiene fermo l’ago deve contemporaneamente bucare di sotto e sollevarsi per lasciare passare il tessuto. Lasciando perdere le bombe, non sottovaluterei nemmeno il nucleare". Lei ha cominciato da bambina smontando biciclette. Oggi invita le mamme a regalare alle figlie meno bambole e più scatole del meccano. "Dicevano che non era roba da donne. Avevo questa compulsione alla domanda e la necessità di mettere le mani negli ingranaggi. Mi chiamavano Hynkel, come il dittatore di Tomania di Charlie Chaplin. Anche i maschi però dovrebbero sapere montare e smontare. E se ne hanno voglia giocare con le bambole". Ingegnere aeronautico. La prima in Italia. Il modo migliore per ottenere che un ingegnere risolva un problema è dichiararlo insolubile. L’intellettuale dice che se un problema non c’è ne create subito uno. "È la nostra meravigliosa condanna. Sparare altissimo. E poi semplificare andando alle ricerca degli elementi sostanziali. Ma stia tranquilla, i problemi in giro sono talmente tanti che non c’è bisogno di inventarli". Andare su Marte, ad esempio. E soprattutto tornare indietro. "Butto lì una data: seconda metà degli anni Trenta. Il problema è tornare, non ho mai conosciuto un astronauta contento di morire nello spazio. Io per logica anagrafica mi troverò già lassù a contribuire come posso. Sarò la mano che viene dal ...
© Riproduzione riservata