Giovedì 18 Aprile 2024

E se facessimo uno sciopero del pieno?

Gabriele

Canè

Fino al 1993 ci pensava il Cip, Comitato interministeriale prezzi. Molti beni e prodotti di largo consumo, energia compresa, vivevano in regime di libertà vigilata: più di tanto non potevano costare. All’inizio degli anni ‘70, quando l’inflazione mordeva anche più di adesso per il boom del petrolio, il governo Rumor lanciò una lodevole, quanto inutile battaglia: "Difendi la tua spesa, chiama il governo". Altri tempi, archeologia del mercato, ora globale, regolato dalla concorrenza e dalle leggi che la difendono.

Eppure, per il tarlo energetico che rode famiglie, imprese, economia del Paese, qualcosa si può fare. Si deve fare. Bene, dunque gli accordi con Libia, Algeria, Tunisia per il gas. Bene il modello Mattei che diede all’Italia le fonti di approvvigionamento, e una strategia complessiva. Quella che serve oggi e per gli anni a venire. Intanto godiamoci le prossime bollette del gas, con un meno 40 o 33% a seconda dei calcoli rispetto a dicembre. Giù le spese, e pure l’inflazione. E seduce l’ipotesi avanzata dal ministro Giorgetti: un "prezzo politico" fino a un livello di consumo medio, e il resto come da libero mercato.

In Francia Macron ha messo un tetto del 4% all’aumento delle bollette, e la cosa ha più o meno funzionato. Una specie di Cip 4.0, con l’inevitabile riserva sulle coperture. Chi paga la differenza? Lo Stato, ovviamente. Dove trova i soldi? L’ipotesi è che la materia prima costi sempre meno, che il Pil possa crescere producendo ricchezza e incassi. Possibile. Resta il nodo benzina. Finito lo sciopero, ad accise e greggio invariati, è "casualmente" schizzata in alto. Rappresaglia? Prova di forza? Brutta storia, comunque. Se servisse, potremmo fare noi consumatori un giorno di sciopero del pieno, magari con i trasporti pubblici gratis. Difficile da combinare, certo, non impossibile. Pensiamoci. Non sarà la mossa vincente, ovvio, ma una carta da giocare. Il nostro Cip.