Venerdì 19 Aprile 2024

E nella Foce del Po tremano gli allevamenti di vongole e ostriche

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di Mario Bovenzi

Certo qualcuno ci ama lassù se nemmeno 24 ore dopo la preghiera dei parrocci, recitate dall’altare delle chiese da Comacchio a Cento, che chiedevano la pioggia il cielo si è aperto e pioggia è stata. Dopo giorni, dopo mesi, le gocce sono cadute. Magari con un po’ troppa frenesia. Ma già dal giorno dopo la colonnina ha ricominciato a salire, inclemente. Su una provincia bruciata dal sole, che come un ferro da stiro sta ridisegnando la pianura. In picchiata è il livello del Po a Pontelagoscuro. Il fiume sembra annaspare tra le distese di sabbia che conquistano centimetri, metri. Qui, a due passi dall’imbarcadero, la gente piazza lettino e ombrellone. A Francolino i ciclisti indicano quella striscia bianca che dall’argine si allunga, abbagliante come un deserto. È caduta qualche goccia forse grazie alle suppliche dei fedeli, ma da queste parti vale ancora il detto ’Aiutati che Dio ti aiuta’. Così gli ingegneri del consorzio di bonifica di pianura si sono rimboccati le maniche e hanno realizzato venti idrovore per riciclare l’acqua che dai campi, dopo aver irrigato, scivola e scompare in mare. Milioni di metri cubi risparmiati, un sollievo per il Po stretto tra le rive che avanzano. Come il cuneo salino che nelle valli del Mezzano, a trenta chilometri dal mare, ha lasciato la sua impronta nei terreni.

Se Sparta piange Atene non ride. Alla foce, nella sacca di Goro, il volto dei pescatori è scuro non per il sole che racconta nelle rughe le loro storie di mare. Le alte temperature hanno dato vita ad una massa verde di alghe giganti. Come una coperta ’soffocano’ gli allevamenti di vongole. Il sole che cuoce non risparmia nulla. Anche le ostriche, un tesoro che fa lievitare sorrisi e portafogli, annaspano per il caldo rovente e l’alta concentrazione di sale nella golena. I pescatori le hanno spostate nei ’filari’ in mare aperto dove la temperatura è un po’ più bassa. Ma c’è il rischio che non basti nella calura tropicale che toglie il respiro alla gente del Delta.